martedì 27 gennaio 2015
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​A scuola, per strada, in banca, alla posta, nei negozi, al lavoro, in famiglia: ovunque condividiamo la nostra esistenza con altre persone che spesso sembrano non capire proprio i nostri bisogni. Che rabbia, verrebbe da dire, quando tutti paiono fare proprio il contrario di quanto vorremmo noi. Spesso arrabbiarsi sembra l’unico modo per far capire agli altri le nostre idee. Eppure subito dopo essere diventati rossi come peperoni, aver gridato ogni sorta di improperio e aver preparato i pugni a entrare in azione ci accorgiamo che così non risolveremo mai nulla. Anzi, non faremmo altro che peggiorare le cose.   Semplicemente perché anche se gli altri dovessero darci ragione in realtà la darebbero a una persona in cui noi non ci riconosciamo, una persona abbruttita, con comportamenti più degni di un animale che di una persona. Per questo motivo il pensiero cristiano ha sempre messo in guardia dall’ira e l’ha inserita nella lista dei vizi capitali, di quei comportamenti, cioè, che aprono le porte al peccato.   Perché se l’arrabbiatura diventa il nostro modo consueto di relazionarci con gli altri allora ci dimentichiamo di uno dei doni più preziosi di Dio, la ragione e la capacità di pensare. E così facendo ci allontaniamo dal Signore, da colui cioè che ama tutti e che, come il padre del figliol prodigo, aspetta sempre tutti coloro che sbagliano a braccia aperte. Eppure anche Dio prova l’ira, anzi nell’Antico Testamento ci sono diversi racconti che mostrano come anche il Signore si sia arrabbiato con il suo popolo. E Gesù non è da meno: nel tempio si arrabbia e caccia i mercanti in malo modo. Ma allora qual è la differenza fra l’ira di Dio e la nostra? Quando Dio si arrabbia, in realtà, si scaglia sempre contro il peccato, l’ingiustizia, l’errore e anche in questi momenti non rinnega mai l’amore che prova per tutti gli uomini. Mentre noi, invece, spesso dirigiamo la nostra rabbia contro i nostri simili, dimenticando che tutti commettiamo errori, tutti abbiamo bisogno di essere perdonati, anche noi. Ma c’è un però: di fronte alle situazioni di ingiustizia e alle situazioni di sofferenza provocate dai peccati arrabbiarsi può essere giusto, perché in quel caso la rabbia può diventare un ottimo motore per far cambiare le cose. L’ira, infatti, può anche essere messa al servizio della ragione, per spronarla a cercare soluzioni per correggere gli errori e aiutare chi sbaglia a vedere la strada giusta. Fa bene, quindi, arrabbiarsi quando si vede qualcosa che non va nel mondo, ma è necessario poi ricordarsi che per risolvere i problemi, anche quelli più difficili è indispensabile saper prendere decisioni ragionate, con la testa lucida e il cuore libero
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