venerdì 29 gennaio 2016
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​Tutto stava finendo. Pochi giorni prima era finita l’Austria: con l’Anschluss era stata annessa, o meglio “mangiata”, dalla Germania di Hitler. E quella sera del 3 aprile 1938 finiva anche la nazionale di calcio austriaca, assorbita da quella tedesca. Non una squadra qualsiasi. Era il Wunderteam, la “squadra delle meraviglie” che aveva dominato in Europa per anni, superata solo dall’Italia ai Mondiali del 1934.Sindelar, il giocatore più forte al mondo (con l’italiano Meazza e l’ungherese Sarosi), giocava con la morte nel cuore. Non poteva sopportarli, i nazisti. Non sopportava la violenza. Suo padre era morto sul fronte italiano nel 1917, durante la Grande Guerra. La sua fidanzata era un’ebrea italiana. Non poteva sopportare l’idea di diventare un giocatore della Germania. E così, con il compagno e amico Karl Sesta, prese la decisione fatale…Matej Sindelar era nato nel 1903 in un paesino della Moravia, allora Impero Austro-ungarico, oggi Repubblica Ceca. Quando la famiglia si trasferisce a Vienna, diventa Matthias. Famiglia povera, diventa poverissima quando il papà muore in guerra. La mamma fa la lavandaia, i figli la aiutano ma Matthias è bravo al calcio. Bravissimo. Nel 1921 esordisce nell’Herta Vienna. Poi passa all’Austria. Guadagna bene e può aiutare la famiglia. È davvero un centravanti fantastico a dispetto del fisico: magro, esile, sottilissimo. Lo chiamano Der Papierene, ossia Cartavelina. Nessuno riesce a fermarlo. Scivola via leggero e rapido, segna e fa segnare. Lo vorrebbero in Inghilterra all’Arsenal, ma lui rifiuta. Vince tutto. Fino a quel 3 aprile 1938 al Prater di Vienna. Si gioca Austria-Germania per festeggiare l’Anschluss. E Sindelar e Sesta si scatenano, segnano un gol a testa, l’Austria vince. Alla fine, tutti devono sfilare sotto la tribuna dei gerarchi e fare il saluto nazista. Lo fanno tutti tranne quei due, Sindelar e Sesta, in modo ostentato. Sindelar si rifiuterà di giocare per la Germania.Il 23 gennaio 1939 Sindelar e la fidanzata vengono ritrovati morti nel loro appartamento a Vienna. Colpa delle esalazioni di una stufa difettosa, dissero. Suicidio, sussurrò qualcun altro. Omicidio ben camuffato dalla Gestapo, la polizia politica nazista, si dice oggi. Al funerale sono in 40 mila i viennesi a dire addio a Cartavelina che fu campione sempre, e campionissimo quella sera al Prater.
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