giovedì 14 gennaio 2016
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​Come spesso accade le coincidenze, o meglio i casi della vita, hanno fatto sì che Cristina Amodeo sia stata coinvolta dal MoMa a illustrare la storia che fa riferimento agli ultimi anni di vita di Matisse, e a interpretare l’arte dei papier décupé del grande artista con la stessa tecnica del collage, che da tempo le è congeniale. «È successo per caso – racconta a Popotus – avevo una mia idea per un libro su Matisse e avevo abbozzato un progetto che alla Fiera del libro di Francoforte è finito nelle mani del direttore editoriale delle edizioni MoMa. Anche lì si stava pensando a una collana ispirata alle grandi mostre del museo. Mi hanno chiamata, ho fatto alcune prove, sono piaciute ed è nata la collaborazione». Cristina Amodeo, classe 1986 nata a Verbania sul lago Maggiore ma milanese d’adozione, ha fatto della propria passione per il disegno un lavoro dai molteplici aspetti: illustra libri per bambini e riviste, realizza progetti grafici, locandine e copertine di dischi. Per Il giardino di Matisse oltre alla realizzazione delle tavole si è occupata anche della parte grafica. «Da parecchi anni – spiega – utilizzo il collage ma non nego che il confronto con un artista di quel calibro all’inizio mi ha messo in crisi. Dovevo trovare un modo per richiamare le opere di Matisse e il suo mondo di colori e di forme semplici senza imitarlo, copiarlo o, peggio, scimmiottarlo. Così ho cominciato con una meticolosa scelta dei colori, che io amo pieni e intensi, e degli abbinamenti, studiando quelli di Matisse. Ma senza mai riprodurli tali e quali». È andata in questo senso anche la scelta di diversificare le pagine del racconto, dove l’illustrazione arriva fino al bordo del foglio, da quelle che riproducono  le otto opere originali dell’artista. «Queste ultime, che non contengono alcun testo – spiega Cristina Amodeo – hanno un margine, sono appoggiate su uno sfondo bianco, come nei libri d’arte. E dove era possibile, abbiamo giocato con le alette, pagine che si aprono a finestra e creano un divertente effetto sorpresa su magnifici capolavori». Per le sue tavole Cristina ha lavorato su un  testo a cui doveva essere fedele ma ha anche dovuto studiare parecchio l’opera e la vita di Matisse, soprattutto in questa ultima fase della sua vita.«Entrare nel suo mondo è stato fondamentale. Questo mi ha permesso di lavorare di fantasia ma anche di giocare su elementi effettivamente reali e di inserire nelle mie tavole alcuni richiami ai suoi quadri o alle fotografie che lo riguardano. Per esempio la teiera, la tazzina e una brocca che ho appoggiato su un tavolino si rifanno a quelle che compaiono su alcune foto d’interni della casa di Matisse. E le assistenti che colorano i grandi fogli di carta da ritagliare altro non sono che un richiamo al quadro delle danzatrici». Lo stesso Matisse dal fisico robusto, gli occhialini tondi e la barba piena e bianca assomiglia a quello che molte foto e alcuni filmati d’epoca ritraggono al lavoro sulla sedia a rotelle intento a ritagliare fogli colorati nel suo atelier. Un maestro geniale a cui Cristina Amodeo a reso con le sue forbici e la sua giovanile freschezza un piccolo ma prezioso omaggio.
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