venerdì 28 giugno 2019
Nel discorso alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli il richiamo al legame con Bartolomeo I e all'impegno comune contro le nuove forme di schiavitù.
La celebrazione per i Santi Pietro e Paolo nel 2017

La celebrazione per i Santi Pietro e Paolo nel 2017

COMMENTA E CONDIVIDI

Una visita che conferma la saldezza dei legami tra le Chiese di Roma e di Costantinopoli. Ma anche un richiamo al coraggio apostolico dell’annuncio. L’invito a un rinnovato slancio alla pienezza della comunione tra fratelli ancora divisi. L’incontro del Papa con una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli è stata l’occasione per riflettere sull’andamento del cammino ecumenico di riconciliazione e al tempo stesso per guardare avanti, alle nuove sfide spirituali e sociali che invitano cattolici e ortodossi a lavorare insieme, alla luce della fede comune in Cristo risorto.

Gli ortodossi a Roma per la festa dei santi Pietro e Paolo

La presenza della delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli è ormai una tradizione nel consolidato calendario di scambi. Più precisamente la solennità dei santi Pietro e Paolo porta nell’Urbe una rappresentanza ortodossa, quest’anno guidata dall’arcivescovo Job di Telmissos rappresentante presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese, e sarà contraccambiata il 30 novembre quando una delegazione cattolica sarà a Istanbul, in Turchia per festeggiare Sant’Andrea apostolo, fondatore del Patriarcato ecumenico.

L'esempio di Bartolomeo I

Non c’è dubbio tuttavia che a rafforzare queste relazioni ci sia il rapporto di amicizia, il grande affetto che lega papa Francesco a Bartolomeo I così come ammesso dallo stesso Pontefice nel suo discorso. «A proposito del contesto odierno – ha detto Francesco – mi piace ricordare l’impegno del patriarca ecumenico per la salvaguardia del creato, che è stato per me fonte di ispirazione. Di fronte alla preoccupante crisi ecologica che stiamo attraversando, promuovere la cura della casa comune per i credenti non è solo un’urgenza non più rimandabile, come per tutti, ma un modo concreto di servire il prossimo nello spirito del Vangelo». Una risposta alla chiamata di Gesù che riguarda similmente altri terreni della prassi «come la lotta contro le forme moderne di schiavitù, l’accoglienza e l’integrazione di migranti, profughi e rifugiati e la promozione della pace a vari livelli».

Rispettare le reciproche identità


Nel discorso del Papa anche un ricordo dei recenti viaggi pastorali in Bulgaria e Romania dove ha incontrato i patriarchi Neofit e Daniel e i loro Sinodi. «Sono ripartito da quei Paesi – ha confidato Bergoglio – con un accresciuto desiderio di comunione» nella convinzione che «il ristabilimento della piena unità tra cattolici e ortodossi passa attraverso il rispetto delle specifiche identità e l’armoniosa convivenza nelle legittime diversità. Lo Spirito Santo, d’altronde, è colui che suscita con creatività la molteplicità dei doni e che armonizza, riconduce all’unità, un’unità autentica perché non è uniformità, ma sinfonia di più voci nella carità».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: