venerdì 27 settembre 2019
Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al seminario "Il bene comune nell'era digitale"
Foto Ansa

Foto Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Dal 26 settembre e fino a domanica esperti nell'ambito della tecnologia più avanzata, filosofi e teologi, si stanno confrontando, nell'ambito del seminario organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal Pontificio Consiglio della Cultura, proprio per dibattere sulle implicazioni sociali, etiche e politiche dovute agli straordinari sviluppi nel settore delle tecnologie digitali, con particolare riferimento all'applicazione dell'intelligenza artificiale.

Nel "comune convincimento che l'umanità si trovi davanti a sfide senza precedenti e completamente inedite", Papa Francesco ribadisce la necessità di soluzioni nuove - "estendibili a tutta l'umanità" - alla luce di una "fedeltà creativa": Problemi nuovi richiedono soluzioni nuove: il rispetto dei principi e della tradizione, infatti, deve essere sempre vissuto in una forma di fedeltà creativa e non di imitazioni rigide o di riduzionismi obsoleti. Quindi, ritengo lodevole che non abbiate avuto paura di declinare, a volte anche in modo preciso, dei principi morali sia teorici, sia pratici, e che le sfide etiche esaminate siano state affrontate proprio nel contesto del concetto di “bene comune”. Le problematiche che siete stati chiamati ad analizzare riguardano tutta l’umanità e richiedono soluzioni estendibili a tutta l’umanità.

Sempre all'interno del principio secondo cui il bene comune "non può essere dissociato dal bene specifico di ogni individuo", Francesco propone due esempi per spiegare come l'aspetto positivo della tecnologia applicata nella vita quotidiana può trasformarsi in pericolo per la dignità e la libertà dell'uomo: Se la robotica, da una parte "potrà mettere fine ad alcuni lavori usuranti, pericolosi e ripetitivi", evidenzia il Pontefice, "dall’altra parte - aggiunge - potrebbe diventare uno strumento meramente efficientistico: utilizzato solo per aumentare profitti" e "priverebbe migliaia di persone del loro lavoro, mettendo a rischio la loro dignità".

"Da una parte, si potrà favorire un più grande accesso alle informazioni attendibili e quindi garantire l’affermarsi di analisi corrette", sottolinea Francesco che poi avverte: "dall'altra, sarà possibile, come mai prima d’ora, fare circolare opinioni tendenziose e dati falsi, 'avvelenare' i dibattiti pubblici e, persino, manipolare le opinioni di milioni di persone, al punto di mettere in pericolo le stesse istituzioni che garantiscono la pacifica convivenza civile".

Cartina tornasole per comprendere la minacciosa deriva del "paradigma tecnocratico che promette un progresso incontrollato e illimitato" con "enormi pericoli per l’umanità intera", è la disuguaglianza. Afferma infatti Francesco: Se i progressi tecnologici fossero causa di disuguaglianze sempre più marcate, non potremmo considerarli progressi veri e propri. Il cosiddetto progresso tecnologico dell’umanità, se diventasse un nemico del bene comune, condurrebbe a una infelice regressione a una forma di barbarie dettata dalla legge del più forte. Perciò, cari amici, vi ringrazio perché con i vostri lavori vi impegnate in uno sforzo di civiltà, che si misurerà anche sul traguardo di una diminuzione delle disuguaglianze economiche, educative, tecnologiche, sociali e culturali.

Ringraziando infine i presenti per aver "voluto gettare delle basi etiche di garanzia per difendere la dignità di ogni persona umana", poichè "convinti che il bene comune non può essere dissociato dal bene specifico di ogni individuo", Francesco lancia il suo invito a proseguire in questo impegno: Fino a quando una sola persona rimarrà vittima di un sistema, per quanto evoluto ed efficiente possa essere, che non riesce a valorizzare la dignità intrinseca e il contributo di ogni persona, il vostro lavoro non sarà terminato.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: