mercoledì 13 novembre 2019
Proseguendo la catechesi sugli Atti degli Apostoli, Francesco ha esortato le famiglie ad essere «Chiesa domestica» e ha ricordato l'importanza dei laici nell'evangelizzazione
(Ansa)

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La famiglia «Chiesa domestica». L'importanza dei laici nell'evangelizzazione. E gli ebrei «nostri fratelli», che oggi tornano a essere vittime di persecuzione. Sono questi i tre punti focali della catechesi di Francesco stamani, all'udienza generale che si è tenuta, come ha ricordato il Papa, in due gruppi: circa 250 ammalati in Aula Paolo VI e il resto (circa 14mila fedeli) in piazza San Pietro sotto una pioggia leggera. Prima di iniziare la catechesi, il Pontefice ha invitato i due gruppi a salutarsi: gli ammalati erano collegati, come sempre, con un maxischermo e il Papa li aveva salutati di persona poco prima.

Proseguendo il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, Francesco ha commentato il capitolo 18: «Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto, qui trovò un giudeo di nome Aquila… arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla… Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere infatti erano fabbricanti di tende». IL TESTO INTEGRALE

«Comincia a rinascere l'abitudine di perseguitare gli ebrei»

«Da evangelizzatore infaticabile qual è», Paolo porta avanti la corsa del Vangelo nel mondo. Dopo Atene va a Corinto, «città commerciale e cosmopolita grazie alla presenza di due porti importanti». Qui trova ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla (o Prisca), fuggiti da Roma dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione degli ebrei. «Il popolo ebraico - osserva il Papa - ha sofferto tanto nella storia, è stato perseguitato e cacciato e nel secolo scorso abbiamo visto tante brutalità. Tutti eravamo convinti che questo fosse finito». E invece «oggi comincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguire gli ebrei. Questo non è umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri e non vanno perseguitati, capito?».

La famiglia «Chiesa domestica»

Tornando al brano degli Atti, l'atteggiamento dei due coniugi testimonia «l’arte cristiana dell'ospitalità». Essi accolgono non solo l’evangelizzatore ma anche l’annuncio che porta con sé: il Vangelo. I tre lavorano insieme. «Paolo stimava molto il lavoro manuale - prosegue il Papa - e lo riteneva testimonianza cristiana, oltre che giusto modo per non essere di peso agli altri o alla comunità». Ed è una comunità quella che si raduna in quella casa che diventa «domus Ecclesiae», luogo di ascolto della Parola e di celebrazione dell’Eucaristia. «Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è libertà religiosa - prosegue il Papa - i cristiani si radunano in una casa un po’ nascosta per pregare e celebrare l’Eucaristia».

Dopo un anno e mezzo, Paolo lascia Corinto con Aquila e Priscilla che si fermano a Efeso. I due sposi rientreranno poi a Roma e «saranno destinatari di uno splendido elogio che l’apostolo inserisce nella Lettera a Romani: "Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa”. Quante famiglie in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati» esclama il Papa.

Il ruolo dei laici nell'evangelizzazione

È grazie alla fede e all’impegno di tanti laici come Aquila e Prisca che il cristianesimo è giunto fino a noi. «Pensate che il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici» ricorda Francesco, che esorta: «Voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede». E cita una frase di Benedetto XVI: «I laici danno l’humus alla crescita della fede».

Rivolgendosi in particolare agli sposi novelli, Francesco invita quindi a pregare affinché «le coppie cristiane sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in Chiese domestiche».

Appello per il Burkina Faso: basta violenze

Al termine dell'udienza il Papa rivolge «un pensiero speciale al caro Burkina Faso, da qualche tempo provato da violenze ricorrenti, e dove recentemente un attentato è costato la vita a quasi cento persone». «Affido al Signore - ha detto - tutte le vittime, i feriti, i numerosi sfollati e quanti soffrono per questi drammi». Francesco ha inoltre rivolto un «appello perché non manchi la protezione ai più vulnerabili». «Incoraggio - ha detto - le Autorità civili e religiose e quanti sono animati da buona volontà a moltiplicare gli sforzi, nello spirito del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana, per promuovere il dialogo interreligioso e la concordia».

«Pregare per il mio viaggio in Thailandia e Giappone»

Il Pontefice infine ha invitato tutti a pregare per il suo prossimo viaggio in Thailandia e Giappone, «affinché il Signore conceda ai popoli visitati copiosi doni di grazia». Il Papa partirà il 19 novembre, per far rientro in Vaticano il 26.

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