venerdì 18 novembre 2016
La Chiesa «si china su quanti sono lontani dalla comunità ecclesiale o si considerano fuori da essa a causa del loro fallimento coniugale», non vanno «esclusi dalla nostra ansia pastorale».
(Foto Siciliani)

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Occorre «eliminare con decisione ogni impedimento di carattere mondano che rende difficile a un largo numero di fedeli l’accesso ai Tribunali ecclesiastici». E quindi «questioni di tipo economico e organizzativo non possono costituire un ostacolo per la verifica canonica circa la validità di un matrimonio». Lo ribadisce Papa Francesco nel Palazzo della Cancelleria, fuori dal Vaticano, dove si è recato per incontrare i vescovi partecipanti al corso sul nuovo processo matrimoniale promosso dalla Rota Romana.

Il Pontefice ricorda che «nell’ottica di un sano rapporto tra giustizia e carità, la legge della Chiesa non può prescindere dal fondamentale principio della salus animarum». «Pertanto, – aggiunge – i tribunali ecclesiastici sono chiamati ad essere espressione tangibile di un servizio diaconale del diritto nei riguardi di questo fine primario». Esso infatti «è opportunamente posto come parola finale del Codice di diritto canonico, perché lo sovrasta come legge suprema e come valore che supera il diritto stesso, indicando così l’orizzonte della misericordia».

In questa prospettiva la Chiesa «si china sui poveri e su quanti sono lontani dalla comunità ecclesiale o si considerano fuori da essa a causa del loro fallimento coniugale», pur restando «incorporati a Cristo in virtù del Battesimo». Così Papa Francesco invita a «non considerarli mai estranei al Corpo di Cristo, che è la Chiesa». «Siamo chiamati – esorta – a non escluderli dalla nostra ansia pastorale, ma dedicarci a loro e alla loro situazione irregolare e sofferta con ogni sollecitudine e carità».

La Sala stampa della Santa Sede ha diffuso il discorso di Papa Francesco al Tribunale apostolico della Rota Romana.

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