domenica 10 settembre 2017
L'appello del Pontefice nella sua giornata di visita alla città colombiana capitale del narcotraffico: pregate perché si convertano coloro che hanno distrutto le illusioni di tanti giovani
Uno scatto significativo della visita del Papa a Medellin, dove ha pronunciato un vibrante appello contro i signori della droga (Ansa)

Uno scatto significativo della visita del Papa a Medellin, dove ha pronunciato un vibrante appello contro i signori della droga (Ansa)

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“La vita cristiana come discepolato”. E’ stato questo il tema del terzo giorno della visita pastorale di papa Francesco in Colombia. E per farlo ha fatto tappa a Medellin, capoluogo del dipartimento di Antioquia, il cuore cattolico del Paese, con alle spalle la fama sinistra di capitale del narcotraffico.

Qui a Medellin ha presieduto l’Eucaristia, invitando la Chiesa locale ad “impegnarsi con maggiore audacia nella formazione di discepoli missionari, come abbiamo indicato noi vescovi ad Aparecida” nella Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano del 2007. Discepoli che “sappiano vedere , giudicare e agire, come proponeva il documento latinoamericano nato in queste terre”, cioè alla Conferenza generale di Medellin del 1968. Qui ha visitato una importante opera ecclesiale di aiuto ai bambini. Qui ha rivolto un discorso ai sacerdoti, alle religiose e ai seminaristi della regione, evocando la memoria di “tanti giovani vite troncate” da “sicari della droga” e rimarcando che di chi si rende protagonista dell’”abuso del Popolo di Dio, dei più fragili e specialmente degli anziani e dei bambini, non può trovare spazio nella nostra comunità”.

Primo appuntamento a Medellin la messa, iniziata in ritardo rispetto l’orario previsto perché il Pontefice non ha potuto usare l’elicottero a causa della scarsa visibilità. Nonostante sia definita la “città dell’eterna primavera” è stata una Medellin piovoso quella che ha accolto il successore di Pietro. Nonostante l’inclemenza del tempo sono stati in centinaia di migliaia i fedeli che si sono riversati nella grande spianata dell’aeroporto Enrique Olaya Herrera per assistere al rito. E in tantissimi si sono precipitati sulle strade della metropoli per salutare festosamente l’imprevisto passaggio del corteo papale.

All’inizio della liturgia Papa Francesco ha chiesto scusa per il ritardo, ringraziando i fedeli, per la loro “pazienza perseveranza e coraggio”. Nell’omelia il vescovo di Roma ha indicato tre atteggiamenti da “plasmare” nella “nostra vita di discepoli”. Il primo è “andare all’essenziale”, perché Gesù “insegna che la relazione con Dio non può essere un freddo attaccamento a norme e leggi, né tantomeno un compiere certi atti esteriori che non portano ad un cambiamento reale di vita”.

Il secondo atteggiamento è quello di “rinnovarsi”, affinché la Chiesa “’scossa” dallo Spirito” lasci “le sue comodità e i suoi attaccamenti”. Il terzo è “coinvolgersi”: infatti “non possiamo essere cristiani che alzano continuamente il cartello ‘proibito il passaggio’, né considerare che questo spazio è mia proprietà, impossessandomi di qualcosa che non è assolutamente mio”. “La Chiesa non è nostra, è di Dio” ha insistito il Papa. “La Chiesa – ha aggiunto a braccio rispetto al testo preparato - non è una dogana” ma “vuole le porte aperte, perché il cuore del suo Dio non solo è aperto, ma è trafitto dall’amore che si è fatto dolore”.

La visita a Medellin è caduta proprio nel giorno in cui la Chiesa fa memoria liturgica di San Pietro Claverio, il gesuita che nella prima metà del ‘600 svolse la sua missione tra gli schiavi afroamericani, per difenderli dai soprusi e dallo sfruttamento, e che il successore di Pietro venererà nella tappa finale di Cartagena. E il Pontefice ha ricordato che ‘schiavo dei neri per sempre’ fu “il motto della sua vita”, perché “comprese, come discepolo di Gesù, che non poteva rimanere indifferente davanti alla sofferenza dei più abbandonati e oltraggiati del suo tempo e che doveva fare qualcosa per alleviarla”.

Finita la liturgia Papa Francesco si è recato nel Seminario Conciliar dove ha pranzato. In migliaia gli abitanti di Medellin che lo hanno acclamato lungo il tragitto. Poi, nel pomeriggio, quando in Italia era già notte, ha visitato l’Hogar de San José, la casa famiglia gestita dall’arcidiocesi per bambini disagiati vittime della violenza e dell’abbandono dove sono ospitati anche numerosi bimbi vittime del devastante conflitto armato che ha scosso il dipartimento di Antioquia. "Anche Gesù Bambino – ha ricordato nel suo discorso - èstato vittima dell’odio e della persecuzione; anche Lui hadovuto scappare con la sua famiglia, lasciare la sua terra e lasua casa, per sfuggire alla morte". "Veder soffrire i bambini – ha proseguito -fa male all’anima perché i bambini sono i prediletti di Gesù”. E “non possiamo accettare che siano maltrattati, chesiano privati del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia, che si neghi loro un futuro di speranza".

Quindi Papa Francesco si è spostato nel Centro eventi La Macarena dove ha incontrato i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi con i loro parenti. Qui ha tenuto un discorso dopo aver ascoltato le testimonianze di un prete, di una monaca di clausura e di una famiglia. E proprio in questo contesto, quando parla dei giovani, delle loro aspirazioni e delusioni, alzando lo sguardo ha aggiunto a braccio:

“Qui voglio fermarmi per un momento:e fare una memoria dolorosa. E’ una parentesi. I giovani sono naturalmente inquieti. Un’inquietudine tante volteingannata. Distrutta da sicari della droga”. “Medellin mi portaquesta memoria. Mi evoca così tante giovani vite troncate, scartate, distrutte. Vi invito a ricordare, adaccompagnare questa processione dolorosa, a chiedere perdono percoloro che hanno distrutto le illusioni di tanti giovani"."Chiedere al Signore di convertire i loro cuori. Chiedere chefinisca questa sconfitta della giovane umanità".

Sempre nel discorso ai sacerdoti, religiose e seminariste, ad un certo punto Papa Francesco ha anche sottolineato che "il veleno della menzogna, delle cose nascoste, dellamanipolazione e dell’abuso del popolo di Dio, dei più fragili e specialmente degli anziani e dei bambini non puòtrovare spazio nella nostra comunità; sono rami che hanno deciso di seccarsi e che Dio ci comanda di tagliare".

E agli uomini e alle donne di Chiesa ha ricordato che non si può “servire Dio e la ricchezza”. E ha ribadito quanto già affermato in altre occasioni, e cioè che “ildiavolo entra dal portafoglio”. E “questo non riguarda solo gliinizi, tutti dobbiamo stare attenti perché la corruzione negliuomini e nelle donne che sono nella Chiesa comincia così, poco apoco, e poi - lo dice Gesù stesso - mette radici nel cuore e finisce per allontanare Dio dalla propria vita".

Oggi, l’ultima giornata del viaggio colombiano è dedicata al tema: “dignità della persona e diritti umani”. Papa Francesco farà tappa a Cartagena, la splendida città coloniale che si affaccia sul Mar dei Caraibi. Anche qui il programma è fitto di appuntamenti. La benedizione della prima pietra delle case per i senzatetto e dell’Opera “Talitha Kum”, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta delle persone. Poi la visita alla casa santuario di San Pietro Claver. Quindi la messa celebrata nell’area portuale di Cartagena. Alla fine Papa Francesco prenderà il volo per Roma. L’arrivo all’aeroporto di Ciampino è previsto per le 12 e 40 di domani.

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