martedì 14 marzo 2017
Papa Francesco oltre ai continui appelli al dialogo e alla pace invia 100mila euro alla gente di Aleppo
L'offerta del Papa alle famiglie di Aleppo: cibo, bollette e aiuti ai neosposi
COMMENTA E CONDIVIDI

Cibo, bollette e aiuti per i neonati e le nuove famiglie che hanno deciso di sposarsi, nonostante i bombardamenti non cessino e la crisi umanitaria in Siria sembra essere senza fine. I 100mila euro che papa Francesco ha deciso di donare per la gente di Aleppo, servirà a migliaia di famiglie che soffrono la povertà e continuano a patire la fame, come ha spiegato padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo in Siria, in un'intervista rilasciata a Radio In Blu. «Questi soldi andranno - ha proseguito il francescano - dunque a sostenere queste persone e serviranno per i pacchi alimentari, il pagamento delle bollette elettriche, la copertura sanitaria e tutti i bisogni delle donne in gravidanza e dei neonati».

L'attenzione di papa Francesco alla "amata Siria" dimostrata dai suoi continui appelli e moniti al dialogo e alla pace che si era si arricchita di un gesto ulteriore: la donazione di 100mila euro ai poveri di Aleppo e una Messa dedicata alla drammatica situazione della Siria celebrata a conclusione degli Esercizi spirituali di Quaresima, erano state rese note il 10 marzo 2017 la vicedirettrice della Sala Stampa vaticana Paloma Garcia Ovejero.

La donazione, grazie anche al contributo della Curia Romana, sarà effettuata tramite la Elemosineria Apostolica attraverso la Custodia di Terra Santa.


Va ricordato che nel corso degli Esercizi spirituali di Quaresima, padre Giulio Michelini, anche lui francescano, aveva proposto durante i pasti la lettura del libro del parroco di Aleppo, padre Ibrahim Alsabagh, intitolato “Un istante prima dell’alba”, nel quale vengono raccontate le cronache di guerra e di speranza da Aleppo.

Non è un caso, quindi, che lo stesso parroco di Aleppo, avendo saputo della vicinanza ancora una volta espressa dal Papa e dalla Curia Romana abbia voluto ringraziare e assicurare a Francesco la propria quotidiana preghiera per lui: «Lo sentiamo così vicino come se vivesse con noi la nostra vita quotidiana, portando la Croce insieme a noi ad Aleppo». Dove «il combattimento e - ha proseguito padre Ibrahim - i missili continuano a cadere in due zone della periferia della città (Aleppo, ndr). I cadaveri e i feriti continuano senza sosta ad arrivare quindi agli ospedali. L'elettricità non esiste da anni e questo ostacola ogni possibilità per riavviare la produttività della città... Non c'è lavoro quindi e la gente non ce la fa ad avere il pane quotidiano. Oltre a questo, non abbiamo acqua nella città da più di sessanta giorni. Così la gente corre ai pozzi e porta sulle spalle l'acqua. Oltre a questo, c'è sempre la corruzione che aumenta in quanto legata al caos e al disordine, e questo rende la situazione quasi impossibile per gli abitanti. La gente continua a essere dipendente dagli aiuti che noi francescani, in modo principale nella città, cerchiamo di distribuire a tutte le famiglie».

Anche il francescano della Custodia di Terra Santa e Vicario apostolico di Aleppo dei latini, monsignor Georges Abou Khazen, in un'intervista al Sir ha voluto ringraziare il Papa e la Curia Romana: «Non ci sentiamo soli, non ci sentiamo abbandonati ma sappiamo di essere parte di una grande famiglia che è la Chiesa di Cristo. Questo ci dona coraggio e speranza e la forza di sopportare tante cose. Spero anche che questo gesto sia un messaggio alla diplomazia che possa trovare una soluzione giusta e pacifica a questa guerra che nessuno vuole».

Il dono di papa Francesco potrà essere impiegato per creare progetti per favorire l’occupazione. «Se un padre di famiglia riesce a lavorare e a rimettere in sesto la sua casa, non lascerà Aleppo - ne è convinto il Vicario apostolico di Aleppo dei latini -. Speriamo che presto cominci la ricostruzione che porterà tanto lavoro. Purtroppo ci sono ancora tante famiglie cristiane che partono. Prima della guerra, in Aleppo c’erano 185mila cristiani di tutti i riti. Una comunità molto viva e impegnata anche nella società. Oggi ne sono rimasti meno della metà. I cattolici, poi, sono un piccolo resto. Alcuni sono rimasti per principio, questa è la loro Patria, altri perché non avevano possibilità di emigrare. La mia speranza è che questo gesto del Papa, la vicinanza di tutta la Chiesa possa spingere tante nostre famiglie a tornare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI