«Uscire per raccontare che Dio è buono, che ti sta aspettando anche nei peggiori momenti della vita». È il compito affidato dal Papa ai giovani della Comunità Cattolica Shalom, ricevuti in udienza in Aula Paolo VI, dove papa Francesco è arrivato poco prima delle 12.30 ed è stato accolto da una folla festante, con i giovani che indossavano una maglietta bianca e agitavano piccoli striscioni con la scritta “Shalom” in bianco su campo oro. «Non stare chiusi in se stessi, nei propri interessi, come piccoli privilegiati, ma andare incontro a Gesù», l’invito del Papa ai giovani della comunità Shalom, nata a Fortaleza, in Brasile, con una pizzeria per l’evangelizzazione e ora presente in 19 Paesi del mondo, per un totale di circa 3.800 membri.
Ecco le domande dei ragazzi della Comunità Shalom a papa Francesco
«Ragazzi, ma è stato meglio Maradona o meglio Pelè?». Con questa domanda papa Francesco ha voluto rompere il ghiaccio nell'incontro con la Comunità Cattolica Shalom, una realtà ecclesiale nata in Brasile nel 1982 per iniziativa di un laico, Moyses Louro de Azevedo Fiho, con l'incoraggiamento dell'allora arcivescovo di Fortaleza, il francescano Aloiso Lorscheider. La domanda è stata accolta dai giovani che gremivano l'Aula Nervi con un grande applauso e qualche risata.
Il Papa ha poi voluto mettere in guardia i giovani dall’autoreferenzialità, dall’essere concentrati su se stessi. «La cultura in cui viviamo è molto egoista, ha una grande dose di narcisismo, di contemplazione di se stessi, ignorando gli altri ma il narcisismo produce tristezza perché si vive preoccupati di truccarsi l’anima ogni giorno, di apparire migliori di quello che si è. Non bisogna, invece, guardarsi allo specchio, che inganna, ma guardare gli altri. E dà loro un consiglio: se un giorno volete guardarvi allo specchio, fatelo per ridere di voi stessi. Saper ridere di se stessi, dà allegria e salva dalla tentazione del narcisismo».
Il «truccarsi l'anima» ogni giorno, la «gratuità che purifica l'anima» e la «droga che sradica da tutto»
Ricordando che la prima iniziativa della Comunità Shalom è stata una pizzeria per offrire un punto di incontro ai ragazzi, il Papa ha raccomandato di «dare gratuitamente ciò che gratuitamente avete ricevuto, questo - ha spiegato Francesco - ti fa crescere, ti purifica l'anima». «I giovani - ha affermato ancora papa Bergoglio - necessitano di ascoltare gli anziani e gli anziani necessitano di parlare con i giovani». Poi Francesco è tornato a scherzare con i presenti: «Non riesco a vedere se Moyses che vi ha accompagnato qui da me è un giovane o un anziano?». E il fondatore di Shalom ha risposto pronto: «Sono come lei, Santo Padre».
Papa Francesco – rispondendo a braccio in spagnolo per circa 20 minuti alle domande dei giovani della Comunità Shalom – ha citato ancora una volta la sua parabola evangelica preferita, quella del padre misericordioso, raccontata da Luca nel suo Vangelo: al versetto 15, c’è l’immagine del padre che vede suo figlio arrivare dall'alto. «Tutti i giorni il padre saliva alla terrazza per vedere se arrivava il figlio», il commento del Papa: «Così è Dio con noi, ci aspetta anche nei momenti di maggior peccato, nei momenti difficili». Il padre della parabola, nel vedere il figlio che ritornava a casa, «si commosse», ha ricordato Francesco, sottolineando che tale verbo ha a che fare «con le viscere materne e paterne di Dio». «Nella peggiore situazione, nel peggior peccato, il padre lo stava aspettando”, ha fatto notare il Papa: «Questa è la misericordia, non disperare mai!».
Nell'incontro, papa Francesco ha risposto anche una domanda sulla droga, spiegando che «è uno degli strumenti che ha la cultura nella quale viviamo per rovinarci, ci rende invisibili a noi stessi, come se fossimo di aria». «La droga - ha proseguito papa Francesco - ci porta a negare tutto quello che abbiamo, la droga taglia le radici del cuore, le radici carnali, le radici storiche, le radici problematiche, e ti lascia vivere in un mondo senza radici, sradicato da tutto, dal progetto, dal presente, dalla tua storia, dalla tua patria, dalla tua famiglia, dal tuo amore, da tutto. Uno vive in un mondo senza alcuna radice: è questo il dramma della droga. Giovani totalmente sradicati. Senza impegni reali, senza impegni di carne». «Essere passato da questa esperienza di invisibilità e poi averne preso coscienza - ha detto Francesco al ragazzo brasiliano - ti dice quante radici hai nel cuore».