venerdì 26 aprile 2019
Ricevendo in udienza la Federazione biblica cattolica, Francesco invita a essere «Chiesa “formato-Parola” che non parli di sé». Le omelie? Non retorica ma condivisione della Parola che tocca il cuore
Un momento di lettura e condivisione della Bibbia (TamTam)

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La Bibbia «non è una bella raccolta di libri sacri da studiare», ma è «Parola di vita da seminare». E non può restare «in biblioteca tra tanti volumi che ne parlano». Invece deve correre «per le strade del mondo» e giungere «dove la gente vive». Papa Francesco invita a coniugare «Bibbia e vita», come gli suggerisce il titolo del congresso internazionale promosso dalla Federazione biblica cattolica (Cbf) in occasione dei cinquant’anni della fondazione. E, ricevendo questa mattina in udienza i partecipanti al convegno che si conclude oggi, sollecita la comunità ecclesiale a essere una «Chiesa “formato-Parola”», ossia che «non parli da sé o di sé, ma che abbia nel cuore e sulle labbra il Signore». Così si vince la «tentazione» di «annunciare noi stessi e di parlare delle nostre dinamiche».

In questa prospettiva sono «fondamentali» le omelie, aggiunge Francesco. «La predicazione – chiarisce – non è un esercizio di retorica e nemmeno un insieme di sapienti nozioni umane». Al contrario è «condivisione dello Spirito, della Parola divina che ha toccato il cuore del predicatore, il quale comunica quel calore, quella unzione». Se oggi «tante parole affluiscono quotidianamente alle nostre orecchie», non possiamo «rinunciare alla Parola di Gesù, all’unica Parola di vita eterna, di cui abbiamo bisogno ogni giorno». E, citando l’Esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI, auspica che «sarebbe bello veder fiorire “una nuova stagione di più grande amore per la sacra Scrittura da parte di tutti i membri del Popolo di Dio”». Quindi, richiamando Evangelii gaudium, esorta a far sì che la Parola di Dio diventi «sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale».

Nella sua riflessione Bergoglio spiega che «la Parola porta nel mondo il respiro di Dio, infonde nel cuore il calore del Signore». Pertanto «non lascia tranquilli, mette in discussione». Allora «una Chiesa che vive nell’ascolto della Parola non è mai paga delle proprie sicurezze. È docile alla novità imprevedibile dello Spirito. Non si stanca di annunciare, non cede alla delusione, non si arrende nel promuovere a ogni livello la comunione, perché la Parola chiama all’unità e invita ciascuno ad ascoltare l’altro, superando i propri particolarismi». Da qui l’urgenza di diffondere il Vangelo. La Chiesa, avverte il Pontefice, «non si parla addosso, ma si cala nelle strade del mondo: non perché le piacciano o siano agevoli, ma perché sono i luoghi dell’annuncio». Inoltre «non si aspetta di essere apprezzata» e si «spinge fino agli estremi confini della terra». Del resto, ricorda Francesco, «la Bibbia è il suo miglior vaccino contro la chiusura e l’autoconservazione». E la Parola «ci preserva dall’autosufficienza e dal trionfalismo» chiamandoci «continuamente a uscire da noi stessi».

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