lunedì 22 aprile 2019
Dopo la messa di Pasqua Francesco invita a essere «costruttori di ponti, non di muri» e chiede ai leader delle Nazioni di adoperarsi per porre fine alla corsa agli armamenti
 Papa: ribaltiamo la pietra dell'indifferenza
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Davanti alle “tante sofferenze” del nostro tempo, il Signore della vita “non ci trovi freddi e indifferenti”: faccia di noi dei costruttori “di ponti, non di muri”. Questo l’auspicio di Pasqua di Papa Francesco impartendo la benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica vaticana, davanti a 70 mila fedeli riuniti in Piazza San Pietro (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Nel giorno della Risurrezione di Cristo, “giovinezza perenne della Chiesa e dell’intera umanità”, Francesco indirizza ai fedeli le parole iniziali della recente Esortazione apostolica Christus vivit, dedicandole a “ciascun giovane e a ciascun cristiano”, “ad ogni persona e al mondo”: “Cristo vive (…) Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare”.

La Risurrezione di Cristo è principio di vita nuova per ogni uomo e ogni donna, perché il vero rinnovamento parte sempre dal cuore, dalla coscienza. Ma la Pasqua è anche l’inizio del mondo nuovo, liberato dalla schiavitù del peccato e della morte: il mondo finalmente aperto al Regno di Dio, Regno di amore, di pace e Regno di fraternità.

Francesco guarda al mondo di oggi e vede quanti sono “nella prova, nel dolore e nel lutto”, e ricorda che Cristo non abbandona mai e prega affinché sia “speranza per l’amato popolo siriano”, vittima di un “perdurante” conflitto che rischia di trovarci “sempre più rassegnati e perfino indifferenti”.

È invece il momento di rinnovare l’impegno per una soluzione politica che risponda alle giuste aspirazioni di libertà, pace e giustizia, affronti la crisi umanitaria e favorisca il rientro sicuro degli sfollati, nonché di quanti si sono rifugiati nei Paesi limitrofi, specialmente in Libano e in Giordania.

Lo sguardo pasquale del Papa si volge al Medio Oriente, “lacerato” da continue divisioni e tensioni. I cristiani della regione - auspica il Pontefice - non manchino di testimoniare con “paziente perseveranza” il Signore risorto e la “vittoria della vita sulla morte”.

Un particolare pensiero rivolgo alla popolazione dello Yemen, specialmente ai bambini, stremati dalla fame e dalla guerra. La luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da Israeliani e Palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità.

Le armi cessino di “insanguinare” la Libia, dice poi Francesco osservando come persone inermi abbiano “ripreso a morire” in queste ultime settimane e molte famiglie siano “costrette” a lasciare le proprie case.

Esorto le parti interessate a scegliere il dialogo piuttosto che la sopraffazione, evitando che si riaprano le ferite di un decennio di conflitti ed instabilità politica.

La Libia accompagna il pensiero del Papa al resto dell’Africa: Cristo vivente, prosegue Francesco, doni la sua pace a tutto l’amato continente, “ancora disseminato di tensioni sociali, conflitti e talvolta da violenti estremismi che lasciano insicurezza, distruzione e morte”: il caso di Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun.

Il mio pensiero va pure al Sudan, che sta attraversando un momento di incertezza politica e dove auspico che tutte le istanze possano trovare voce e ciascuno adoperarsi per consentire al Paese di trovare la libertà, lo sviluppo e il benessere a cui da lungo tempo aspira.

Le preghiere del Papa sono anche per gli sforzi compiuti dalle autorità civili e religiose del Sud Sudan, sostenute dai “frutti del ritiro spirituale” tenutosi questo mese in Vaticano.

Possa aprirsi una nuova pagina della storia del Paese, nella quale tutte le componenti politiche, sociali e religiose s’impegnino attivamente per il bene comune e la riconciliazione della Nazione.

Non manca, quindi, un auspicio di “conforto” pasquale per la popolazione delle regioni orientali dell’Ucraina, che - ricorda Francesco - continua a soffrire per il conflitto ancora in corso.

Il Signore incoraggi le iniziative umanitarie e quelle volte a perseguire una pace duratura.

Per il continente americano il Papa prega affinché la gioia della Risurrezione riempia i cuori di chi “subisce le conseguenze di difficili situazioni politiche ed economiche”. Ricorda il “popolo venezuelano”, tanta gente - sottolinea - “priva delle condizioni minime per condurre una vita degna e sicura, a causa di una crisi che perdura e si approfondisce”.

Il Signore doni a quanti hanno responsabilità politiche di adoperarsi per porre fine alle ingiustizie sociali, agli abusi e alle violenze e di compiere passi concreti che consentano di sanare le divisioni e offrire alla popolazione gli aiuti di cui necessita. Il Signore risorto illumini gli sforzi che si stanno compiendo in Nicaragua per trovare al più presto una soluzione pacifica e negoziata a beneficio di tutti i nicaraguensi.

Fine della corsa agli armamenti
Il Papa invoca il Signore della pace di fronte al “fragore” delle armi, “tanto nei contesti di guerra che nelle nostre città”:

Ispiri i leader delle Nazioni affinché si adoperino per porre fine alla corsa agli armamenti e alla preoccupante diffusione delle armi, specie nei Paesi economicamente più avanzati.

Pane, rifugio e dignità
Quindi prega affinché i nostri cuori si aprano “alle necessità dei bisognosi, degli indifesi, dei poveri, dei disoccupati, degli emarginati, di chi bussa alla nostra porta - spiega, sottolineandolo pure nei successivi auguri di Pasqua - in cerca di pane, di un rifugio e del riconoscimento della sua dignità”.

Illuminati dalla luce della Pasqua, portiamo il profumo di Cristo Risorto nella solitudine, nella miseria, nel dolore di tanti nostri fratelli, ribaltando la pietra dell’indifferenza.

I fiori in Piazza San Pietro e in Basilica vaticana
Infine ringrazia i donatori degli “splendidi omaggi floreali” che simboleggiano “la gioia della Risurrezione” sia in piazza, provenienti anche quest’anno dai Paesi Bassi, sia nella Basilica di San Pietro, giunti dalla Slovenia.

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