sabato 25 marzo 2017
È la notizia che il Papa oggi ha voluto portare alla ribalta, parlando ai fedeli accorsi a incontrarlo nel Duomo di Milano.
Le Piccole sorelle di Gesù a Kabul (Osservatore Romano)

Le Piccole sorelle di Gesù a Kabul (Osservatore Romano)

COMMENTA E CONDIVIDI

«Le ultime due suore hanno lasciato l'Afghanistan». È la notizia, riportata da Asia News e ripresa oggi sull'Osservatore Romano, che Papa Francesco ha evocato durante un momento della sua giornata milanese, nell'incontro con i fedeli in Duomo. Le religiose di cui ha parlato il Pontefice sono due Piccole sorelle di Gesù, Marianne e Catherine, rimaste per 60 anni al fianco dei bisognosi di Kabul.

L’esperienza delle Piccole sorelle di Gesù è finita nel febbraio scorso con la partenza delle ultime due religiose, «a causa della mancanza di vocazioni». «Le Piccole sorelle di Gesù erano afghane fra gli afghani - ha raccontato ad Asia-News padre Giuseppe Moretti, a lungo cappellano a Kabul -. Per tutti questi anni non hanno mai lasciato la capitale: non durante l’occupazione sovietica, non sotto i talebani e neanche durante i bombardamenti».

A colpire era il loro modo di stare vicine ai bisognosi, «nel silenzio», commenta il sacerdote. Anche con l’arrivo della Nato nel 2002, «hanno sempre rifiutato con gentilezza tutte le interviste. Non solo per non essere prese di mira o considerate spie, ma proprio per via della loro dedizione e riserbo.Tante donne si sono rivolte a loro, in cerca di appoggio, consolazione e forza, e hanno sempre tenuto riservate le loro storie».

Le suore, ha riferito il sacerdote,«parlavano la lingua farsi, vivevano come afghane, dormendo su un tappeto a terra e indossando gli abiti tradizionali». Per questo, le sorelle erano amate e stimate dalla comunità, tanto che negli ultimi anni avevano ottenuto la cittadinanza afghana. E «scherzavano dicendo che non è vero che non esiste più un afghano cristiano». Le consorelle erano rispettate anche dai talebani: «Nel 1993 andavano tutti i venerdì nella cappella dell’ambasciata a pregare, nonostante fosse chiusa per colpa della guerra civile. I talebani sapevano chi erano, ma le hanno sempre lasciate entrare. Sulla facciata della cappella c’è una croce ben visibile. La sede centrale della polizia religiosa era proprio lì vicino. Avrebbero potuto distruggere la cappella, ma non l’hanno fatto».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: