sabato 26 novembre 2016
Il messaggio che Papa ha ha inviato ai partecipanti al Simposio internazionale sull’economia organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Papa Francesco: ripensare l'economia, responsabilità di ognuno
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Per ripensare l’economia, bisogna partire dalle piccole scelte quotidiane che tutti siamo chiamati a fare, usando i beni per scelte solidali, avendo cura del Creato e misurandosi con la povertà delle famiglie che ci vivono accanto.
È in sintesi il messaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Simposio internazionale sull’economia organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Al centro il tema «Nella fedeltà al carisma ripensare l’economia, al quale partecipano circa mille economi ed econome generali».


Come riporta la radio Vaticana, il Papa ha ripercorso i tre punti salienti che formano il titolo del Simposio sull’economia: carisma, fedeltà e un ripensamento dell’economia.

I carismi, innanzitutto, afferma il Pontefice, nella Chiesa non sono “qualcosa di statico e rigido”, ma sono chiamati a fruttificare facendo nascere il bene all’interno della Storia. Parlare di carisma significa parlare di dono, di gratuità e di grazia, come conferma la radice del termine, charis: una società che non la possiede finisce per disumanizzarsi, mentre l’economia non è mai neutra dal punto di vista etico e antropologico e se non concorre a costruire rapporti di giustizia e solidarietà, genera situazioni di esclusione e di rifiuto. Questa, dunque, la chiamata cui devono rispondere i consacrati: restare vigili e rispondere alle situazioni concrete mantenendo vitali questi doni, ma anche ascoltando la Parola di Dio che ci parla e restando pronti a “sporcarsi le mani” lavorando nella storia scrutando in essa i segni di Dio e accompagnando le donne e gli uomini del nostro tempo. Leggere le domande per rispondervi, ascoltare il pianto per consolare, riconoscere le ingiustizie per condividere l’economia, discernere le insicurezze per offrire pace e guardare le paure per rassicurare: questo il delicato compito della vita consacrata.Fedeltà al carisma e alla missione della Chiesa

La fedeltà, invece, prosegue Francesco, oggi è “domandarsi cosa il Signore ci chiede di fare”. Chiedersi, dunque, “se le nostre opere manifestano o no il carisma che abbiamo professato – chiarisce il Papa – se rispondono alla missione che la Chiesa ci ha affidato”. Il criterio di valutazione, naturalmente, non può essere la redditività, ma – appunto. La fedeltà al carisma che richiede il coraggio di tenere lo sguardo ben rivolto a Cristo e le orecchie attente alla voce dei poveri."L'ipocrisia dei consacrati che vivono da ricchi danneggia la Chiesa"Si arriva, dunque, al ripensamento dell’economia attraverso una rilettura attenta non solo della storia, ma della Parola di Dio, agendo poi con “quella fiducia coraggiosa nella provvidenza del Padre”.

Il Papa invita a non farsi tentare dalla logica dell’individualismo, ma ad esprimere il discernimento che opera nel rispetto delle leggi e si pone controcorrente perché si serve del denaro, non serve il denaro, si avvale di specialisti perché necessita di competenze e capacità specifiche, ma riguarda anche la vita di ognuno. In questo senso il discernimento non si delega, perché investe la responsabilità personale. Anche gli istituti di vita consacrata – aggiunge il Papa – non sono esenti da rischi come la massimizzazione del profitto che è distorsione dell’economia, o come il cedere alla trappola dell’avarizia. “L’ipocrisia dei consacrati che vivono da ricchi ferisce le coscienze dei fedeli e danneggia la Chiesa – avverte Francesco – dobbiamo educarci a un’austerità responsabile perché non basta aver fatto la professione religiosa per essere poveri”, soprattutto se l’istituto cui si appartiene consente di gestire o godere di tutti i beni che si desiderano. Compiere scelte di onestà è faticoso – conclude il Papa - ma si tratta di acquisire un habitus, uno stile nel segno della giustizia e della condivisione spesso scomodo, ma come scrive San Giovanni Apostolo nella sua Prima Lettera, “se uno ha ricchezze di questo mondo vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?”.

Qui si trova il testo integrale.


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