
I tempi non sono ancora maturi per un «Concilio Vaticano III»: a dirlo è papa Francesco in un’intervista rilasciata alla rivista «Vida Nueva», pubblicata in un’edizione speciale in occasione del 65° anniversario del settimanale che è tra le voci della Chiesa cattolica più note in Spagna e America Latina.
In un lungo colloquio con la redazione della rivista, svoltosi in casa Santa Marta, il Pontefice, tra l’altro, risponde anche a una domanda sulla sua elezione definendosi ironicamente «vittima dello Spirito Santo», espressione che dà il titolo all’intera intervista. Moltissimi, poi, i temi toccati da Francesco e riguardanti la vita della Chiesa ma anche le maggiori sfide del mondo contemporaneo. Con il suo consueto stile il Papa approfondisce questioni di fondamentale importanza sulla strada che sogna per l’intera comunità dei credenti, offrendo anche il racconto di aneddoti che aiutano a comprendere il suo pensiero.
Tra i temi più importanti vi è di sicuro la guerra in Ucraina, in relazione alla quale il Papa conferma che il cardinale Matteo Zuppi, nominato inviato speciale per cercare la via della pace, si recherà a Pechino, dopo aver già visitato Kiev, Mosca e Washington. Sulla mediazione per ottenere il ritorno dei minori deportati in Russia, Francesco, poi, annuncia che sta «pensando di nominare un rappresentante permanente che funga da ponte tra le autorità russe e ucraine». Oltre all’attenzione a questa guerra, il Pontefice rivela inoltre che il Vaticano sta preparando «un incontro per la pace con i leader religiosi ad Abu Dhabi».
Per quanto riguarda la vita della Chiesa, poi, Francesco riflette sul suo progetto riformatore, spiegando che in un’opera così «devi misurare fino a che punto puoi superare al limite e dove non puoi, sperimentando così una certa impotenza. Ma penso che questo sia un bene, perché ti impedisce di credere di essere un dio o qualcuno di onnipotente». A tal proposito, aggiunge il Papa, «non ho ancora osato porre fine alla cultura della corte in Curia». Comunque, sottolinea ancora, «non possiamo riformare la Chiesa senza il Vangelo».
C’è poi una certa preoccupazione per la «rigidità» presente in alcuni settori ecclesiali, preoccupazione davanti alla quale Francesco invita a «smascherare i profeti della confusione». Inoltre, per quanto riguarda la sua posizione di leader di una Chiesa di 1,3 miliardi di persone, il Papa si dice consapevole che la sua denuncia delle disuguaglianze ha generato più di un mal di testa: «Sono un sassolino nella scarpa per più di uno. Parlo male di qualsiasi impero, qualunque sia il suo orientamento».
In un passaggio sul rapporto tra Chiesa e persone di diversi orientamenti sessuali, Francesco, in un passaggio dell’intervista, ha raccontato: «Mi rinfacciano che in udienza generale vengono le trans; le porta una suora, Geneviève, che vive in una roulotte a Ostia con altre due suore di Foucauld, che, tra le altre cose, si occupano delle trans e me le portano. La prima volta le ragazze sono uscite piangendo. Mi hanno dato la mano e hanno detto: “Ho dato la mano al Papa e mi ha baciato”. Ma sono figlie di Dio! Continua ad amarle così come sono».
Soffermandosi sulla Gmg, poi, il Papa spiega che «una pastorale ideologica di sinistra o di destra o di centro non funziona, è già malata fin dall'inizio e fa male ai giovani». Inoltre, aggiunge, «ho paura dei gruppi intellettuali giovanili, quelli che invitano i giovani a riflettere e poi li riempiono di strane idee». Con i ragazzi, chiarisce, «dobbiamo usare il linguaggio delle mani, perché i giovani hanno bisogno di fare, e il linguaggio delle gambe, che è camminare. Un apostolato giovanile di laboratorio asettico non funziona». Inoltre, sottolinea Bergoglio, «abbiamo bisogno di seminaristi normali, con i loro problemi, che giochino a calcio, che non vadano nei quartieri a dogmatizzare...».
Riguardo ai prossimi viaggio il Papa annuncia che si sta lavorando a un viaggio in Kosovo, ma «non è definito», l’Argentina «è in programma, vedremo se può essere fatto, una volta passato l'anno elettorale». Infine, chiarisce che «non andrò in nessun grande paese in Europa fino a quando non avrò finito con quelli piccoli».
Tra i tanti altri temi toccati nell’intervista c’è anche un riferimento all’intelligenza artificiale: «Le nuove tecnologie hanno grandi potenzialità – nota il Papa –, sono un dono di Dio, ma bisogna mettere il cuore».