lunedì 18 settembre 2017
l perdono "non nega il torto subito, ma riconosce che l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è sempre più grande del male che commette"
Papa: sull'esempio di Dio non chiudiamo il cuore a chi ci offende
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l perdono "non nega il torto subito, ma riconosce che l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è sempre più grande del male che commette". E' il primo insegnamento che il Papa, all’Angelus di questa domenica, trae dall'odierno Vangelo di Matteo. E' la pagina in cui Gesù, rispondendo a San Pietro su quante volte dovrà perdonare il fratello che commette una colpa, afferma :"Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette", "vale a dire sempre", spiega il Papa. E la conferma giunge dalla parabola esplicativa del re misericordioso e del servo spietato, nella quale emerge tutta "l’incoerenza di colui che prima è stato perdonato e poi si rifiuta di perdonare".

"Il re della parabola è un uomo generoso che, preso da compassione, condona un debito enorme a un servo che lo supplica", afferma Francesco, ma questo servo non fa altrettanto per sanare un debito assai inferiore che un altro servo ha nei suoi confronti, bensì, "spietato" lo fa imprigionare. Da qui la sottolineatura del Pontefice: "l’atteggiamento incoerente di questo servo è anche il nostro quando rifiutiamo il perdono ai nostri fratelli, mentre il re della parabola è l’immagine di Dio che ci ama di un amore così ricco di misericordia da accoglierci, amarci e perdonarci continuamente".

Il perdono di Dio inizia dal Battesimo, fa notare il Papa, con il "condono di un debito insolvibile che è il peccato originale"; e poi "con una misericordia senza limiti, ci perdona tutte le colpe non appena mostriamo anche solo un piccolo segno di pentimento". E allora il monito del Papa a ciascuno di noi in questa domenica alla luce del Vangelo, è di vincere la "tentazione di chiudere il cuore a chi ci ha offeso e ci chiede scusa", ricordandoci delle parole del Padre celeste al servo spietato: "Io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?".

Quindi la riflessione del Papa si amplia perché, afferma: "Chiunque abbia sperimentato la gioia, la pace e la libertà interiore che viene dall’essere perdonato può aprirsi alla possibilità di perdonare a sua volta". E' l'insegnamento della parabola ma anche il cuore della preghiera del Padre nostro:"Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori". Il perdono che chiediamo a Dio è in relazione, dunque, con quello che dobbiamo concedere ai fratelli.

"Il perdono di Dio è il segno del suo straripante amore per ciascuno di noi", conclude il Papa, " è l’amore che ci lascia liberi di allontanarci, come il figlio prodigo, ma che attende ogni giorno il nostro ritorno; è l’amore intraprendente del pastore per la pecora perduta; è la tenerezza che accoglie ogni peccatore che bussa alla sua porta. Il Padre celeste è pieno di amore e vuole offrircelo, ma non lo può fare se chiudiamo il nostro cuore all’amore per gli altri". Ci aiuti dunque Maria, è l'invocazione finale di Francesco, "ad essere sempre più consapevoli della gratuità e della grandezza del perdono ricevuto da Dio, per diventare misericordiosi come Lui, Padre buono, lento all’ira e grande nell’amore".

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