mercoledì 11 aprile 2018
Bergoglio convoca a Roma i pastori del Paese latinoamericano per dialogare sulle decisioni da prendere e chiede «perdono» a chi ha «offeso» con valutazioni causate dalle errate informazioni ricevute
Abusi in Cile. Papa Francesco: provo dolore e vergogna
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Papa Francesco convoca a Roma i vescovi cileni per dialogare sulle decisioni da prendere e chiede «perdono» a chi ha «offeso» con valutazioni causate dalle errate informazioni ricevute. Ed esprime «dolore e vergogna» per una vicenda che ha toccato alcuni membri dell’episcopato locale, tra cui il vescovo di Osorno Juan Barros Madrid, accusati di aver coperto gli abusi di monsignor Fernando Karadima, che era stato loro padre spirituale. Lo scrive in una lettera, datata 8 aprile, diffusa ieri sera dalla Sala Stampa vaticana e dai vescovi cileni che in questi giorni sono riuniti a Santiago per la 115ª assemblea plenaria.

La missiva arriva dopo che il Pontefice ha letto il report di 2300 pagine consegnato il 20 marzo dall’arcivescovo Charles J. Scicluna, da lui inviato a febbraio Oltreoceano per far luce sul caso. Le testimonianze raccolte da 64 persone in Cile e New York, scrive il Pontefice mostrano «molte vite crocifisse e confesso che questo mi causa dolore e vergogna». Francesco parla della necessità di «ristabilire la fiducia nella Chiesa, fiducia rotta dai nostri errori e peccati, per sanare alcune ferite che non smettono di sanguinare» nella società cilena.

«Tenendo in considerazione tutto ciò – specifica poi – mi rivolgo a voi, riuniti nella 115ª assemblea plenaria, per chiedere umilmente la vostra collaborazione e assistenza nel discernimento delle misure a breve, media e lunga scadenza che dovrebbero essere adottate per ripristinare la comunione ecclesiale in Cile con lo scopo di riparare il più possibile lo scandalo e ristabilire la giustizia». E di qui l’annuncio: «Penso di convocarvi a Roma per dialogare sulle conclusioni della citata visita e le mie conclusioni». «Ho pensato in questo incontro – spiega il Pontefice – come un momento fraterno, senza pregiudizi né idee preconcette, con il solo scopo di far risplendere la verità nelle nostre vite. Per quanto riguarda la data chiedo al vostro segretario generale di farmi conoscere le possibilità».

In passato papa Francesco era indirettamente sembrato minimizzare le accuse delle vittime. Ora non più. «Per quanto mi riguarda, – confessa il successore di Pietro – riconosco e voglio trasmetterlo fedelmente, che sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, in particolare per mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate». «Fin da ora, – aggiunge – mi scuso con tutti quelli che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente, nelle prossime settimane, negli incontri che avrò con rappresentanti delle persone intervistate».

Nella sua lettera il Papa manifesta la sua «gratitudine» per il lavoro svolto all’arcivescovo Scicluna e a don Jordi Bertomeu Farnos, l’officiale della Congregazione per la dottrina della fede che lo ha accompagnato. «Hanno riconosciuto davanti a me – racconta il Papa – di essersi sentiti sopraffatti dal dolore di tante vittime di gravi abusi di coscienza e di potere e, in particolare, degli abusi sessuali commessi da diversi consacrati del vostro Paese contro minori» ai quali «è stata rubata l’innocenza».
Nella sua lettera papa Francesco poi ringrazia i media e le vittime per aver evitato di trasformare la «delicata missione» di Scicluna in un «circo mediatico». E aggiunge: «Ora, dopo una lettura meditata degli atti di questa “missione speciale", credo di poter affermare che tutte le testimonianze raccolte parlano in modo scarno e senza edulcorazioni di molte vite crocifisse e vi confesso che questo mi causa dolore e vergogna».

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