mercoledì 7 dicembre 2016
Papa: sì a Stato laico, no a laicismo e fondamentalismo
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I frutti del Giubileo della Misericordia, il tema della laicità, le sfide per i giovani e l’Europa. E ancora, l’aspirazione di una Chiesa sinodale, la responsabilità degli operatori della comunicazione e alcuni buoni consigli per i sacerdoti. Sono i temi forti affrontati da Papa Francesco in una lunga intervista a tutto campo rilasciata al settimanale belga cattolico Tertio, in occasione della conclusione del Giubileo straordinario della misericordia.


Ne dà notizia la Sala Stampa Vaticana che riporta la traduzione integrale dell'intervista rilasciata al settimanale cattolico belga.

Lo Stato laico e l'apertura alla trascendenza

L’impostazione che vuole separare la religione dalla vita pubblica “è un’impostazione antiquata”. Papa Francesco apre così la sua intervista con il settimanale cattolico belga Tertio. Richiamandosi alla distinzione tra laicità e laicismo, osserva dunque che uno Stato laico “è migliore di uno Stato confessionale”. Tuttavia, aggiunge, non va bene il laicismo che “chiude le porte alla trascendenza”. Questa, afferma, è una “eredità che ci ha lasciato l’Illuminismo”. L’apertura alla trascendenza, sottolinea, “fa parte dell’essenza umana”, fa “parte dell’uomo”. Quindi, quando un “sistema politico” non rispetta questo “pota, taglia la persona umana”.

Nessuna religione giustifica la guerra

Il Papa risponde dunque a una domanda sulle guerre e il fondamentalismo religioso. Innanzitutto dice “nessuna religione come tale può fomentare la guerra”, perché in questo caso “starebbe proclamando un dio di distruzione, un dio di odio”. Francesco ribadisce che “non si può fare la guerra in nome di Dio”, “in nome di nessuna religione”. Per questo, “il terrorismo, la guerra non sono in relazione con la religione”. Quello che succede è che si “usano deformazioni religiose per giustificarle”. Il Papa riconosce che “tutte le religioni hanno gruppi fondamentalisti. Tutte. Anche noi”.


Sacerdoti non abbiano vergogna della tenerezza

L’ultimo pensiero del Papa è per i sacerdoti, ai quali chiede di amare sempre la Vergine Maria, di non sentirsi mai orfani, di lasciarsi guardare da Gesù e di “cercare la carne sofferente di Gesù nei fratelli”. Da qui, afferma, “viene tutto”. “I sacerdoti – è l’incoraggiamento di Francesco – non abbiano vergogna di avere tenerezza”. “Oggi – conclude – c’è bisogno di una rivoluzione della tenerezza in questo mondo che patisce la cardiosclerosi”.

L'Amoris laetitia frutto della Chiesa sinodale

“Tutto quello che c’è” in Amoris laetitia, “nel Sinodo è stato approvato da più dei due terzi dei padri. E questo è una garanzia”. Lo rivela il Papa. Francesco ricorda che durante il Sinodo sulla famiglia “ognuno ha detto quello che pensava, senza paura di sentirsi giudicato. E tutti erano nell'atteggiamento di ascoltare, senza condannare. E poi si discuteva come fratelli nei gruppi. Però una cosa è discutere come fratelli e un’altra è condannare a priori. C’è stata una libertà di espressione molto grande. E questo è bello!”. Poi il Papa sottolinea la formula latina “che dice che le Chiese sono sempre cum Petro et sub Petro. Pietro è il garante dell’unità della Chiesa. È il garante. Questo è il significato. E bisogna progredire nella sinodalità; che è una delle cose che gli ortodossi hanno conservato. E anche le Chiese cattoliche orientali. È una loro ricchezza, e lo riconosco nell’Enciclica”.

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