lunedì 24 agosto 2020
Francesco chiede giustizia e verità nel decimo anniversario del massacro di migranti a San Fernando, in Messico. Il Papa ricorda i perseguitati della fede, i terremotati e le vittime del coronavirus
Il Papa: «Dio ci chiederà conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza»

Ansa

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“Oggi, sentiamo rivolta a ciascuno di noi la domanda di Gesù: ‘E voi, chi dite che io sia?’. A ognuno di noi. E ognuno di noi deve dare una risposta non teorica, ma che coinvolge la fede, cioè la vita, perché la fede è vita! ‘Per me tu sei …’, e dire la confessione di Gesù. Una risposta che richiede anche a noi, come ai primi discepoli, l’ascolto interiore della voce del Padre e la consonanza con quello che la Chiesa, raccolta attorno a Pietro, continua a proclamare. Si tratta di capire chi è per noi Cristo: se Lui è il centro della nostra vita, se Lui è il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa, del nostro impegno nella società”.

Lo ha detto il Papa prima della recita dell’Angelus in Piazza San Pietro. “È indispensabile e lodevole che la pastorale delle nostre comunità sia aperta alle tante povertà ed emergenze. La carità è sempre la via maestra della perfezione. Ma è necessario che le opere di solidarietà non distolgano dal contatto con il Signore Gesù. La carità cristiana non è semplice filantropia – ha precisato il Santo Padre – ma, da una parte, è guardare l’altro con gli occhi stessi di Gesù e, dall’altra, è vedere Gesù nel volto del povero. Questa è la strada vera della carità cristiana, con Gesù al centro, sempre”.

“Ieri si è celebrata la Giornata mondiale in ricordo delle vittime di atti di violenza basati sulla religione e sul credo. Preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle, e sosteniamo con la preghiera e la solidarietà anche quanti – e sono tanti – ancora oggi vengono perseguitati a motivo della loro fede religiosa. Tanti!”.

Così Papa Francesco dopo la recita dell’Angelus. Il 24 agosto, ha proseguito, “ricorre il decimo anniversario del massacro di settantadue migranti a San Fernando, a Tamaulipas, in Messico. Erano persone di diversi Paesi che cercavano una vita migliore. Esprimo la mia solidarietà alle famiglie delle vittime che ancora oggi invocano giustizia e verità su quanto accaduto. Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto”.

“Domani si compiono anche quattro anni dal terremoto che ha colpito l’Italia Centrale. Rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni – ha aggiunto il Papa -, perché possano andare avanti con solidarietà e speranza; e mi auguro che si acceleri la ricostruzione, affinché la gente possa tornare a vivere serenamente in questi bellissimi territori dell’Appennino”. “Desidero, inoltre, ribadire la mia vicinanza alla popolazione di Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico, che sta soffrendo a causa del terrorismo internazionale. Lo faccio nel vivo ricordo della visita che ho compiuto in quel caro Paese circa un anno fa”.

“Non dimentichiamo, non dimentichiamo le vittime del Coronavirus. Questa mattina ho sentito la testimonianza di una famiglia che ha perso i nonni senza poterli congedare e salutare, nello stesso giorno. Tanta sofferenza, tante persone che hanno perso la vita, vittime della malattia; e tanti volontari, medici, infermieri, suore, sacerdoti, che anche hanno perso la vita. Ricordiamo le famiglie che hanno sofferto per questo”. È il ricordo Francesco a conclusione dell’Angelus.


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