lunedì 15 maggio 2017
Il mariologo padre Gian Matteo Roggio spiega il senso della canonizzazione dei due pastorelli di Fatima. «Maria forse vuole lasciare alle giovani generazioni la certezza che Dio li raggiunge»
L'altare sul sagrato del Santuario mariano per la Messa di canonizzazione dei pastorelli (Ansa)

L'altare sul sagrato del Santuario mariano per la Messa di canonizzazione dei pastorelli (Ansa)

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«La proclamazione a santi di questi due bambini di Fatima ci indica una piccola verità che la santità è qualcosa che riguarda tutti ed è alla portata di ognuno. Essenzialmente la loro testimonianza è stata quella di sentirsi responsabili in nome di Dio per gli altri. Papa Francesco con questo gesto della canonizzazione ci ricorda - anche alla luce della costituzione dogmatica del Vaticano II - la Lumen gentium l’universale chiamata alla santità di ciascuno». È la lettura offerta da padre Gian Matteo Roggio, appartenente alla Congregazione dei missionari di Nostra Signora della Salette ma soprattutto mariologo di professione per spiegare il senso più intimo della canonizzazione di Francesco e Giacinta Marto, avvenuta lo scorso 13 maggio a Fatima durante la Messa presieduta da papa Francesco esattamente a un secolo dalla prima apparizione della Vergine a Fatima.

Segno di santità in mezzo all'umanità

Da anni il sacerdote, classe 1967, esperto di apparizioni mariane insegna dogmatica e mariologia presso la Facoltà teologica Marianum di Roma. «La strada che ci indicano i due pastorelli – è l’osservazione dello studioso – è proprio quella dell’infinito amore per il prossimo e di conseguenza per il destino dell’umanità». E accenna ad un aspetto spesso poco considerato sul più intimo significato del messaggio di Fatima: «Questi eventi straordinari richiamano la Chiesa stessa ad essere un segno di santità in mezzo all’umanità». Padre Roggio rileggendo l’evento prodigioso della apparizioni rimane ancora edificato dalla scelta "controcorrente" della Vergine di scegliere tre semplici pastorelli analfabeti, oltre Francesco e Giacinta la cugina suor Lucia dos Santos, e provenienti da famiglie umili. «Tra le tante visioni mariane avvenute nel corso dei secoli – è l’annotazione – questo aspetto rappresenta in un certo senso un unicum perché i depositari di un messaggio così dirompente ed esclusivo non sono stati i potenti di turno, i militari, i politici, gli economisti ma tre bambini che se non fossero stati toccati dal dono speciale di queste apparizioni la loro vita sarebbe continuata nell’anonimato e sarebbe finita nell’oblio come quella di tanti loro coetanei vissuti durante la Prima Guerra Mondiale. E uno degli aspetti più travolgenti di questo messaggio è stato quello di rendere protagonisti persone che non volevano esserlo».


Innalzati gli umili, rovesciati i potenti

Un unicum quello della apparizioni mariane a Fatima, secondo il punto di vista di padre Roggio, avvalorato anche da un altro aspetto: «È singolare pensarlo ma la scelta della Vergine con la sua apparizione a Cova da Ira sembra proprio farci idealmente riprendere in mano il canto del Magnificat dove vengono rovesciati i potenti dai troni e innalzati gli umili. Tutto questo ci ricorda che la storia è sempre nelle mani di Dio e non dei potenti. E non sorprende che la Madonna abbia voluto prediligere nella sua apparizioni proprio dei bambini che sono in forza anche della loro età fuori da ogni circuito che conta». Una predilezione quella della Madonna di parlare ai pastorelli che racconta molto, agli occhi di padre Roggio, molto di ciò che sperimentò Maria di Nazareth. «La Vergine dona quello che lei stessa ha ricevuto – è la riflessione finale – .Non dimentichiamo che Maria è stata raggiunta da Dio in età molto giovane. Con questo, Maria forse vuole lasciare alle giovani generazioni la certezza che Dio li raggiunge. Le giovani generazioni spesso vivono nell’ignoranza di Dio, non pensano che Dio li possa raggiungere ma in realtà la Vergine ci mostra che Dio raggiunge le giovani generazioni e, attraverso queste, vuole portare avanti una storia di salvezza, una storia diversa».


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