Costituzione, dare ragioni per decidere senza entrare nei cori dell’«ordalìa»
martedì 24 maggio 2016
Signor direttore,
ho letto con grande disappunto e amarezza su "la Repubblica" di oggi, lunedì 23 maggio, che su "Avvenire" è apparso un articolo secondo il quale la riforma della Costituzione proposta dal duo Renzi-Boschi sarebbe una cosa seria e quindi i cattolici dovrebbero votare Sì al referendum. Ritengo questa presa di posizione gravissima: 1) quanto avete scritto non può essere "il pensiero dei cattolici" in quanto tali, ma solo di alcuni cardinali e vescovi che non rappresentano la Chiesa Popolo di Dio, ma solo una minoranza di fedeli. 2) inoltre l’articolista dimostra totale ignoranza su quanto eminenti costituzionalisti anche cattolici hanno detto di questa riforma. Esiste ed è operante anche un "Comitato dei cattolici del No". Fate finta di non saperlo? Ripeto: tra i firmatari per il No vi sono cattolici come Raniero La Valle. 3) Non è vero che i costituzionalisti del No non abbiano dato rilievo alla diminuzione dei costi con la riforma della Costituzione (Senato, ecc.). In diversi loro articoli se ne parla ma per dire, conti alla mano, che il risparmio sarebbe limitato anche perché tutta la struttura del Senato resta intatta e i nuovi senatori avrebbero mille espedienti per farsi rimborsare molte spese. Che "Avvenire" fosse un giornale fazioso l’ho sempre saputo e ora ne ho la riconferma. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa papa Francesco. Ma temo che non avrò mai una vostra risposta.
 
Franco Borghi, Cento (Fe)
Prima di chiedermi legittimamente conto di qualunque cosa, signor Borghi, dovrebbe evitare l’imprudenza (e un po’, mi perdoni, l’impudenza) di propormi sintesi costruite da altri del lavoro mio e dei miei colleghi e collaboratori, e potrebbe dedicarsi all’utile fatica di leggere ciò che ha deciso di contestare, cioè ciò che noi di “Avvenire” scriviamo. Lo faccia anche solo sul nostro sito internet. Magari scoprirà che gli editoriali che ho deciso, da direttore, di pubblicare domenica scorsa sono due e arrivano a conclusioni diverse. E che non sono vergati da «ignoranti», ma da due importanti signori: il primo, propenso al Sì, è il costituzionalista (e già membro del collegio di “saggi” convocato dall’allora presidente Napolitano) Marco Olivetti, il secondo, incline al No, è Mario Chiavario, professore emerito dell’Università di Torino dove è stato ordinario di giustizia costituzionale e di procedura penale. Magari sobbalzerà vedendo che l’articolo di Chiavario sui “costi” non ha ovviamente bisogno di essere integrato dalle messe a punto che lei intima e che il cuore del suo ragionamento è la voglia di dare più sostanza riformatrice al No a questa riforma... Magari si renderà conto che il ragionamento che sviluppiamo con quei due diversi approcci è interessante, è teso a rompere schemi interpretativi precostituiti e fa seguito a un dialogo dello stesso tenore che lo scorso 7 aprile avevo proposto ai lettori mettendo a confronto ancora Olivetti e un altro insigne giurista Paolo Borgna, procuratore aggiunto a Torino. Magari capirà che l’attenzione che “Avvenire” riserva a temi e persone non merita di essere banalizzato all’insegna di insopportabili luoghi comuni così come il referendum di ottobre non merita di essere trasformato in una sorta di ordalia tra “assassini della Costituzione” (il premier Renzi e chi dice Sì) e “ladri di futuro” (gli anti-riforma e i tattici schierati per il No). O magari, invece, i nostri articoli non le piaceranno per nulla e lei confermerà il parere liquidatorio nei confronti miei e dei miei colleghi, ma dopo aver letto potrà guardarsi allo specchio senza doversi rimproverare per aver giudicato soltanto per sentito dire. In ogni caso le auguro di trovare la forza per vergognarsi un po’ per aver sparacchiato sentenze su «cardinali e vescovi» come un mediocre barzellettiere o un volgare qualunquista. Mi permetto un saluto “fazioso” come questo giornale: pace e bene.
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