martedì 22 dicembre 2009
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Colpiscono la simpatia e la passione del Papa nei confronti dell’uomo che ricerca il vero nel dubbio e nella fatica, orientato verso Dio, pur senza riconoscerlo, inquieto verso chi tenta di integrarlo nella cerchia dei "salvati", eppure bisognoso di uno spazio in cui riconoscersi come fratello amato. La Chiesa, insomma – dice Benedetto XVI nel suo ultimo discorso alla Curia romana in occasione degli auguri natalizi – non è soltanto la società dei fedeli, ma di tutti, attenta soprattutto a creare i luoghi – come il cortile del Tempio ai tempi di Gesù – in cui possa intrattenersi l’incerto e il dubbioso, colui che cerca Dio anche senza saperlo, chi ha timore di entrare, ma che sente il bisogno di vedere la Chiesa come un posto animato dal desiderio positivo di capire il mondo, senza ansie apologetiche o pregiudizi integralistici.La Chiesa – sembra dire il Papa – non può chiudersi dentro le pareti rassicuranti del sacro, magari guardando al di fuori con il disegno di riportare dentro più anime che può, e così soddisfare  il suo progetto di rievangelizzazione del mondo. Non può neppure disperdere il Messaggio attraverso dei generici appelli all’unità dei valori (che non si può pensare alla riduzione del "Verbum caro" alla sola virtù), ma riconoscersi come comunità viva che propone e inventa reti di relazioni calde, improntate alla dinamica oblativa del Vangelo, che promuove "santità" come appello a sapersi responsabili per le parole pronunciate e per le opere seriamente lavorate per il bene di tutti.Non è più neppure il tempo di presentare i tratti di una cultura anestetizzata e diretta a fare della luce di Dio un lume per la notte, e ad invitare l’uomo a sognare mentre la miseria e l’ingiustizia continuano a gridare. Se si vuole che anche chi ricerca in modo inconsapevole e incerto Dio ci veda come suo compagno, che per strada individui insieme a noi nuovi modi per intercettare differentemente il comune bisogno di verità, bisogna che l’attitudine orante verso il Mistero divenga l’habitus interiore dell’anima, per il credente e anche per quanti, nella ricerca costante di colui che è sempre oltre i desideri e le rappresentazioni, impone la sapienza del cuore e l’accoglienza verso tutte le forme del bene.Compito della Chiesa – continua il Papa – non è soltanto, ed è già molto, quello di individuare tutte le possibili piste da percorrere per l’incontro con le altre religioni, per le quali la via della preghiera e dell’attesa del Regno diventano gli eventi salvifici. Occorre andare oltre e insieme al mondo dei vicini guardare a quello dei lontani, che si convincono, più di quanto vogliano ammettere, che la questione di Dio è di capitale importanza per ogni uomo, che sappia volgere gli occhi verso l’alto pur rimanendo ancorato alle fatiche del basso. Il recente convegno romano, organizzato dal progetto culturale della Chiesa italiana e dedicato al tema: "Dio oggi. Con lui o senza lui cambia tutto" è stato di sicuro quel "cortile" di cui parla Benedetto XVI, se è vero che credenti e non credenti si sono insieme ritrovati e incontrati nel rispetto reciproco e nella simpatia verso tutte quelle forme del sapere umano che conducono all’accoglienza dell’Assoluto.La rievangelizzazione passa anche attraverso questa sfida inedita, che percorre con coraggio e prudenza quella via lontana sia dal proselitismo insistente, sia dall’indifferenza rassegnata verso chi sembra ormai perduto. È la via della simpatia che dobbiamo calcare verso quanti chiedono di sedersi insieme dentro quel "cortile", luogo di ristoro dalle ansie frenetiche del vivere quotidiano e spazio entro cui volgere lo sguardo dentro il cuore del Mistero.
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