martedì 15 ottobre 2013
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Pochi giorni fa è stata celebrata la giornata mondiale contro la pena di morte, e 42 ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa hanno firmato un appello ricordando che «la pena di morte è un affronto intollerabile alla dignità umana». Non c’è che da rallegrarsene. Fin dall’alba dei tempi la pena capitale ha accompagnato ovunque la storia umana nel suo organizzarsi come società. Il suo attuale sempre più diffuso rifiuto, anche se parziale, è il segno di una evoluzione positiva sospinta dall’idea della dignità umana, che è sempre uguale perché sempre massima e che è incancellabile, anche nei casi estremi in cui l’uomo l’ha calpestata con i peggiori delitti. Proprio questa idea ha liberato gli schiavi, i neri, le donne, e ora – nel nostro tempo – incrocia i più discriminati di tutti: i bambini non ancora nati.Mentre partecipiamo con entusiasmo alla lotta per l’abolizione totale della pena di morte, non possiamo non fremere pensando ai milioni di esseri umani innocenti cui deliberatamente, quotidianamente e quasi ovunque, viene data la morte per legge degli Stati. Chi osa negare la contraddizione, negando insieme la ragione e la scienza che riconoscono i segni della individualità umana nel concepito, obietta che l’aborto non è di fatto abrogabile per legge a differenza della pena di morte. In replica a questo argomento (che comunque non vale quando la morte è data nelle provette dei laboratori biotecnologici) qualche anno fa venne avanzata la proposta che – almeno – nelle più solenni Carte che proclamano la dignità umana l’Onu aggiunga le dizione «fin dal concepimento» laddove viene affermato il diritto alla vita. La proposta è caduta nella dimenticanza.Ma ora, a ben guardare, l’iniziativa dei cittadini europei denominata "Uno di noi" riprende, approfondisce e rende praticabile quell’obiettivo. Sono state già raggiunte le condizioni perché le istituzioni europee siano obbligate a discutere con trasparenza se l’essere umano possa essere privato della dignità. Ma occorre rendere più forte, nel massimo grado del possibile, la voce degli innocenti cui la vita è tolta in nome di ciò che è ritenuto utile per la società e per il singolo, nel nome di quella tristissima «cultura dello scarto» sulla quale ci sta facendo riflettere Papa Francesco.Il tempo delle adesioni all’iniziativa "Uno di noi" si chiude il 1° novembre. C’è ancora modo per esprimere consenso: il modo più rapido e semplice è quello di aderire cliccando sul sito www.firmaunodinoi.it. Potremo così essere coerenti. Non possiamo chiedere l’abrogazione delle leggi che prevedono la pena di morte e, poi, tollerare che i denari dell’Europa – i nostri denari – finanzino, anche se in modo indiretto e parziale, l’uccisione dei più innocenti tra di noi. Che almeno si riconosca che ogni essere umano, anche nel momento della più estrema fragilità e povertà, come avviene all’inizio della sua vita, è "uno di noi".
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