lunedì 15 febbraio 2016
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Gentile direttore,
il motivo per cui abbiamo deciso di scriverle questa lettera sulle adozioni gay è che crediamo sia opportuno far parlare noi ragazzi su questo tema, visto che siamo direttamente interessati.
Proprio in questi giorni in Parlamento si sta discutendo riguardo alle adozioni omosessuali che comportano lo stravolgimento della figura familiare tradizionale. Noi siamo contro l’introduzione di questa norma perché tutti i bambini hanno il diritto di avere sia una figura materna che paterna al loro fianco e questo non siamo solo noi a dirlo sulla base della nostra esperienza, ma la natura, e, come sappiamo bene, la natura non fa niente per caso. Infatti, le coppie omosessuali per "avere" un figlio devono ricorre all’utero in affitto o alla fecondazione artificiale, cosa per noi inaccettabile perché i bambini nascono dall’amore di due persone e non nelle provette. Genitori di orientamento omosessuale ci sono sempre stati e potranno, in alcuni casi, essere stati o essere oggi anche migliori di quelli eterosessuali; questo nessuno può dirlo con certezza, tuttavia la famiglia naturale deve essere, come è stata fino a qualche anno fa, un punto di riferimento, qualcosa di fisso su cui poter contare sempre. Con l’approvazione delle norme in discussione questo valore verrà distrutto, causando disorientamento nei ragazzi adottati come in tutti gli altri che si chiederanno che cosa è veramente la famiglia e in cosa abbiamo creduto fino ad oggi. Personalmente (Irene) sono favorevole alle unioni civili (ma non ai matrimoni omosessuali) in quanto riguardano le vite di due sole persone consapevoli che si amano, mentre quando si parla di adozione c’è in gioco la vita di un terzo che può essere contrario. Io (Sara) invece non sono favorevole alle unioni civili perché sono contrarie ai miei princìpi cattolici, secondo i quali la famiglia è rappresentata soltanto dall’unione di un uomo e di una donna.
 
Sandra e Irene, Firenze - studentesse al terzo anno delle medie
Care e gentili amiche, ho tenuto per me i vostri cognomi, come mi avete chiesto di fare, ma ho anche dissimulato i vostri nomi perché non voglio rendervi riconoscibili. E però credo che sia molto utile condividere attraverso le pagine di "Avvenire" la vostra riflessione, semplice e profonda. Dopo mesi e mesi di parole ripetute ossessivamente, di dissimulazioni, di dialoghi tra sordi, di mistificazioni e, purtroppo, anche di meschinerie e di qualche insulto, ecco che da due giovanissime cittadine arriva la sintesi di una riflessione e di un dialogo veri. Veri e potenti, perché in grado di accendere uno sguardo sulle persone e sulla realtà che non le "inscatola" e perché capace di distillare, nella vostra non banale diversità finale di giudizio, una stessa fresca saggezza. Vorrei che i senatori e i deputati che ci rappresentano tutti quanti fossero alla vostra altezza nelle decisioni che dovranno prendere durante i prossimi delicati passaggi parlamentari. E credo che i migliori di loro, che conosco e stimo, lo considereranno il più bell’augurio.
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