sabato 23 febbraio 2013
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Gentile direttore,
ieri sera stavo per far addormentare il mio bambino, Francesco, sei anni da poco compiuti. Prima di augurargli la buona notte, volevo però ancora raccontargli che cosa avevo organizzato per lui e per me per il prossimo mercoledì 27 febbraio: saremmo andati a Roma in aereo con gli amici del Gam, Gioventù Ardente Mariana, di Torino (Francesco è un piccolo "bucaneve" del movimento)per salutare il Santo Padre in occasione della Sua ultima Udienza generale del mercoledì. Era già da qualche mese che il mio bambino mi chiedeva di fare un viaggio con me in aereo ed ero sicura avrebbe accolto con entusiasmo la notizia di andare a Roma per il Papa. Mentre mi accingevo a raccontare tutto questo a Francesco, mi sono resa conto che non gli avevo ancora parlato della decisione del Santo Padre di lasciare il Pontificato (la settimana prima infatti ero stata via per lavoro e poi, a dire il vero, avevo parlato con tante persone della decisione del Papa, ma davvero non avevo pensato di condividerla con il mio bambino). Esordisco quindi dicendo a Francesco: «Sai Francesco il Papa a motivo della sua età e della sua salute ha deciso che lascerà il Pontificato». Ed ecco, avrei voluto dirgli che quindi saremmo andati a Roma per salutarlo ma Francesco, dopo aver rivolto gli occhi in alto,così come fanno i bambini quando pensano a qualcosa di veramente importante, mi domanda: «Mamma ma dove abiterà?», «Vicino a dove abita adesso», gli rispondo. E ancora mi domanda: «Ma si affaccerà ancora da quella torre per far volare la colomba?», «Solo più una volta, Francesco». E quindi: «Mamma, ma dopo sarà ancora Papa?». «Non più, Francesco», gli rispondo. A qual punto, dopo qualche interminabile secondo di silenzio in cui non osavo più dire nulla, neanche continuare a raccontargli del nostro viaggio organizzato, Francesco incomincia a singhiozzare e poi a piangere e non si ferma più, si interrompe solo per dire, non a me, ma come se volesse parlare con il cuore direttamente al Papa: «Io non voglio che vada via, voglio il mio Papa, lui è il mio Papa, non può andarsene». Lo guardavo incredula, io volevo proporre a Francesco un viaggio in aereo e invece lui piangeva per il Papa. Ho "invidiato" (per come una mamma può invidiare il proprio bambino) quel dolore autentico, la sua fede; e così, cercando di riprendermi per consolarlo sono solo riuscita a dirgli: «Francesco, lo Spirito Santo ci manderà un altro Papa che ci starà vicino». Ma lui, fermo come solo i bambini sanno essere nelle loro posizioni, mi risponde singhiozzando: «Ma io non voglio un altro Papa, io voglio solo lui e se lui va via, io questa notte rimarrò sveglio tutta la notte». Non avevo altre parole, sono rimasta in silenzio e ho stretto Francesco a me che di li a poco si è addormentato.
Paola Gheddo, Torino
Grazie per questo racconto vero, fresco e bello, cara signora Paola. Siamo stati tutti un po’ Francesco in questi giorni: scossi e commossi dalla decisione di Papa Benedetto. E continuiamo a perdere e a trovare le parole, ma non la speranza e la fede. Che, interrogate, si fanno più profonde e, sì, scomode. Come le domande, come un pianto di bimbo. Sono sicuro che lei troverà altre parole giuste per Francesco. E così lui, poco a poco, capirà sempre meglio che il Papa è uno, che c’è sempre, che non «se ne va via». Capirà che il Papa è colui che Gesù ha fatto «pietra» che sostiene la casa. Per questo lo amiamo tanto, per questo – proprio come figli – lo cerchiamo anche con uno sguardo e un ascolto da lontano, nella gioia e nel dolore. Per questo soffriamo quando ci viene a mancare, e siamo felici quando torna a parlarci e a confermarci nella fede. Stavolta sperimentiamo un distacco "nuovo". Perché, dopo la rinuncia al Pontificato, Benedetto XVI continuerà a stare accanto a ognuno di noi nella preghiera "nascosta" al mondo. Perché il nuovo Papa, che ci sarà presto dato, che ameremo subito come nostro Padre Santo, continuerà a guidare la Chiesa nel cammino segnato da Colui che è Via, Verità e Vita.
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