venerdì 4 ottobre 2013
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Gentile direttore,
mi auguro che la tempesta mediatico-politica che ci ha perseguitato negli ultimi tempi ora ci conceda finalmente una pausa di riposo... E mi permetto di 'tirare le orecchie' anche alla stampa in generale, che offre spesso troppo spazio a certi personaggi anche politici, come un noto leader di partito, specie per quanto riguarda gli aspetti negativi (caso Ruby, questioni patrimoniali, fiscali, giudiziarie...). Certo, si dice che sono queste le notizie che fanno cassetta, che la gente legge i titoloni (magari è vero, ma spesso legge solo quelli, senza approfondire attentamente tutto l’articolo) e solo così i giornali si vendono e le trasmissioni televisive fanno audience... Ma a me salta ancor più all’occhio e spinge alla lettura l’impegno e la bravura di quei giornalisti che ci offrono reportage sui popoli attualmente tormentati dalle guerre, e sulla desolazione e la speranza nei Paesi del Terzo Mondo. Voglio dire grazie a questi giornalisti per il fatto di non demordere, di non cedere alla tentazione dello scoop facile, per aver scelto e per continuare a scegliere di lavorare sulla realtà e sulle coscienze e non sul potere del pettegolezzo. Ritornando al personaggio in questione, è giocoforza che lo spazio occupato dalla sua persona metta in secondo piano quelli che anche lei, direttore, chiama i veri problemi della gente: perdita di lavoro, violenza sulle donne, pedofilia, crisi delle aziende, povertà (non solo quella endemica del Terzo Mondo ma anche quella nascosta dei 'nuovi poveri' che affollano le mense caritative di casa nostra), il timore di perdere la casa realizzata con sacrificio e ora oberata di tasse... Per non parlare di problemi più nascosti, le tragedie psicologiche dei divorziati, la solitudine dei separati, la fragilità dei figli sballottati da un genitore all’altro e che subiscono spesso l’instabilità degli affetti... A questo aggiungiamo la 'bomba' che, se non trattata secondo giustizia, prima o poi ci scoppierà tra le mani, degli immigrati. E, in proposito, devo proprio ringraziare 'Avvenire', perché da sempre tratta il problema con competenza e passione. Il mondo occidentale continua a guardarsi allo specchio, ad aggiustarsi il 'cravattino' del perbenismo, a compiacersi del proprio narcisismo e ignora, per esempio, i problemi del Terzo Mondo dove occorrono interventi sull’istruzione, le strutture (acqua, energia...) lavoro, che sono poi causa dell’inarrestabile esodo di sventurati a cui dobbiamo riconoscere il coraggio di saper cambiare, cercare una strada lontano dalle guerre, dal caos e dalla violenza dei Paesi d’origine. Forse, per noi e per loro, si dovrebbe cominciare a far leggere e commentare nelle scuole la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Forse, così, qualcosa riuscirà a depositarsi nei cuori e nelle menti dei giovani. I figli dei fiori dicevano: «Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni». Noi, oggi, diciamo: «Mettiamoci della saggezza». La ringrazio per la pazienza di leggermi.
Giulia Borroni, Ca​stellanza (Va)
Ringrazio io lei, cara signora Borroni, per come “legge” il lavoro nostro di giornalisti di “Avvenire” e di altri bravi colleghi che, anche altrove, riescono a tenere aperti gli occhi e desta l’attenzione di tanti cittadini-lettori su storie personali e vicende comunitarie che vengono ormai sistematicamente lasciate ai margini dell’arena mediatica. Qui, mi sono occupato spesso di questo tema e delle carenze che segnano, anche a mio giudizio, in modo drammatico la “dieta informativa” dei lettori occidentali e, soprattutto, italiani. Non ci torno su, stavolta, perché l’essenziale lo ha scritto lei, gentile amica. Voglio però dirle di trovare giusta e appropriata l’idea di far conoscere e commentare nelle scuole italiane non solo la nostra bellissima Costituzione con i suoi potenti «princìpi fondamentali», ma anche la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quella che io chiamo la base della possibile “Costituzione del mondo”. Sogno di vedere quel testo con i valori presto tradotto in modo eguale e non distorto in tutte le lingue umane. E sarebbe bello se ognuno dei nostri ragazzi, figli degli italiani “vecchi” e “nuovi”, conoscesse a memoria e portasse nel cuore e nella testa almeno l’articolo 1: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
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