sabato 9 maggio 2009
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«A volte è difficile trovare una ra­gione per ciò che appare solo come un ostacolo da superare o anche come prova... da sopportare. Ma la fede e la ragione ci aiutano a vedere un orizzonte oltre noi stessi per immaginare la vita co­me Dio la vuole. L’amore incondizionato di Dio... mira a un significato e a uno sco­po per ogni vita umana. Il suo è un amo­re che salva». E ancora: «Ognuno di noi è un pellegrino. Siamo tutti proiettati in a­vanti, risolutamente, sulla via di Dio. Na­turalmente, tendiamo poi a volgere lo sguardo indietro al percorso della vita – talvolta con rimpianti e recriminazioni, spesso con gratitudine ed apprezzamen­to – ma guardiamo anche avanti – a volte con trepidazione o ansia, sempre con at­tesa e speranza, sapendo che ci sono an­che altri ad incoraggiarci lungo la strada». Sin da queste frasi pronunciate da Bene­detto XVI nel toccante incontro con i giovani disabili accolti dalla Chiesa cattolica gior­dana nel Centro «Regina Pacis» di Amman, si avverte che con questo viaggio in Terra Santa tornano, incisivi, i giorni degli appas­sionati incontri e le notti della trepidazione (una parola questa che spesso ricorre nei discorsi papali, segno di un cuore indomi­to e insieme incline alla tenerezza). Già dalle prime battute traspare la trama sulla quale il Papa intende tessere, gior­no a giorno, il proprio pellegrinaggio; al­l’instancabile invito alla pace basata su «posizioni realmente ragionevoli» e alla riconciliazione tra popoli e religioni di­versi si aggiunge e si aggiungerà il pres­sante proposito di incoraggiare la comu­nità cattolica della regione e di ricordare alla Chiesa universale e al mondo intero che lì sono le radici della storia cristiana. «Vengo in Giordania come pellegrino, per venerare i luoghi santi... e avrò la gioia di benedire le prime pietre delle chiese che saranno costruite sul luogo tradizionale del Battesimo del Signore» è un passag­gio del primo discorso di ieri, che allar­gando l’orizzonte così prosegue: «La li­bertà religiosa è certamente un diritto u­mano fondamentale ed è mia fervida spe­ranza e preghiera che il rispetto per i di­ritti inalienabili e la dignità di ogni uomo ed ogni donna giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Me­dio Oriente». Ma la libertà religiosa, pur irrinunciabile, e fondamentale, è soltanto una parte del­la desiderabile coesistenza pacifica tra i popoli. E infatti Benedetto XVI, che già sul­l’aereo che lo portava ad Amman aveva insistito con i giornalisti sull’importanza del «dialogo trilaterale tra le tre religioni monoteiste», giunto a terra esprime il suo «profondo rispetto per la comunità mu­sulmana » e rende omaggio al «ruolo gui­da » di re Abdallah II nel «promuovere u­na migliore comprensione delle virtù pro­clamate dall’Islam». Ma non basta. Citan­do il Messaggio di Amman (2004) dice che «queste nobili iniziative hanno ottenuto buoni risultati nel favorire un’alleanza di civiltà fra il mondo occidentale e quello musulmano, smentendo le previsioni di coloro che considerano inevitabili la vio­lenza e il conflitto». Dunque, il Papa guarda, e invita tutti a guardare, in quello che può essere consi­derato il passaggio più squillante del pri­mo giorno in Terra Santa, al «ruolo cen­trale svolto, nelle rispettive tradizioni re­ligiose, dal comandamento dell’amore»; e spera vivamente che «questa visita e tut­te le iniziative programmate per pro­muovere buone relazioni fra cristiani e musulmani possano aiutarci a crescere nell’amore verso Dio Onnipotente e Mi­sericordioso, come anche nel fraterno a­more vicendevole». Si avverte una nota profetica in queste pa­role del pellegrino che «diversamente da quelli di un tempo non porta regali od of­ferte » ma «semplicemente un’intenzio­ne, una speranza» di pace. Ancora una volta egli prega e chiede la preghiera di tutti per «la conversione dei cuori». Per­ché, parola di Papa, «anche quelli induri­ti dal cinismo o dall’ingiustizia o dalla ri­luttanza a perdonare non sono mai al di là del raggio d’azione di Dio».
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