martedì 29 marzo 2016
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L a minoranza cristiana raccoglie, tra tutte le denominazioni, poco meno del 2% della popolazione. I cristiani appartengono quasi tutti alle classi più povere, sono impiegati in lavori umili e faticosi. Negli ultimi anni, anche grazie allo svilupparsi dell’educazione, alcuni di essi sono riusciti a emergere nella società. Generalmente vivono in quartieri marginali delle grandi città o in villaggi cristiani che purtroppo, recentemente, sono stati a loro volta bersaglio di attacchi violenti. Si tratta di una minoranza viva, vibrante, non silenziosa e non nascosta. I cristiani sono cittadini pachistani e lo riaffermano in ogni circostanza. Non sono e non si sentono stranieri e sono presenti nella vita pubblica del Paese. L’esempio più noto è quello del ministro federale per le minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso da estremisti musulmani cinque anni fa, al culmine di un impegno aperto e fruttuoso per i diritti di tutte le minoranze. I cristiani hanno scuole, ospedali, centri di carità. Sono luoghi aperti a tutti, specialmente ai musulmani che rappresentano la stragrande maggioranza dei cittadini, il 97%. Sono luoghi di convivenza, pacifici, dove si mostra la possibilità di abitare insieme la città dell’uomo nel rispetto e nella pace tra tutte le componenti etniche e religiose della so- cietà. Nelle scuole cattoliche imam vengono a insegnare le ore di religione islamica agli studenti musulmani, mentre gli alunni cristiani studiano il cristianesimo. Dal 1947, quando il Pakistan nacque dalla partition con l’India dopo la colonizzazione britannica, i cittadini, di qualsiasi credo religioso sono uguali davanti alla legge e viene garantita la libertà religiosa. Eppure gli ideali che avevano dato vita alla stagione dell’indipendenza sembrano oggi essere spazzati via da una forma di estremismo violento e cieco, quello dei taleban, che non riconosce le minoranze, attacca la convivenza pacifica e punta alla creazione di una sorta di califfato, alla stregua di altri gruppi tristemente noti, da Daesh a Boko Haram. Sono fenomeni sempre più aggressivi e spregiudicati, di fronte ai quali l’apparato statale non sembra preparato. E tante sono anche le vittime musulmane di questi attacchi terroristici. Ci fermiamo, una volta di più, a riflettere sul martirio dei cristiani in questa Pasqua insanguinata. Ci si chiede: perché tanto dolore e morte? La risposta è ancora una volta nella Croce di Cristo. I cristiani, umilmente, seguono Gesù, mite e umile di cuore, che non ha voluto salvare se stesso ma ha dato la sua vita in riscatto di tutti. Così continua a essere. Marco Impagliazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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