domenica 15 dicembre 2013
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Anche i cinesi, dunque, sono sbarcati sulla Luna. Non si tratta di uno sbarco umano ma strumentale e la notizia, detta così, po­trebbe anche sembrare banale. Ma se consi­deriamo che l’ultimo sbarco sul nostro satelli­te avvenne nell’ormai lontano 1976, quando la sonda sovietica Lunik 24 portò a terra quasi due ettogrammi di suolo lunare prelevato a due metri di profondità, la notizia acquista sapore perché, a conti fatti, non si andava sulla Luna da ben trentasette anni.
La sonda automatica cinese 'Coniglio di gia­da' è felicemente atterrata alle 14.11 di ieri (ora italiana). La televisione cinese ha segui­to in diretta l’evento fino al momento in cui la sonda ha appoggiate le sue quattro 'zam­pe' sul terreno lunare. La tecnologia non sarà tutta originale cinese e si sarà anche avvalsa di qualche 'plagio', ma l’impresa non è per questo meno rilevante, anche per l’investi­mento finanziario, che oggi soltanto Pechino può permettersi a cuor leggero. La missione, il più lungo viaggio spaziale rea­lizzato dalla Cina, si propone di saggiare la struttura geologica del nostro satellite e di por­tare a terra campioni del suolo. Le attenzioni sono soprattutto concentrate anche sull’'elio-3', un elemento che i cinesi ritengono essere abbondante sulla Luna e che potrebbe essere utilizzato come carburante non inquinante.
L’impresa, ovviamente, è stata annunciata dal governo cinese con toni enfatici ed esibita co­me un momento importante non solo per il prestigio ma anche per l’unità nazionale. Il gi­gante asiatico, con la sua forza economica, e le sue pressioni sociali e politiche interne, non­ché con i suoi squilibri nello sviluppo tumul­tuoso, guarda sempre di più fuori dai propri confini, con un espansionismo rampante, che preoccupa i vicini e raggiunge terre lontane, come l’Africa. E mentre la sonda passeggia sulla Luna, i cinesi stanno già pensando a una loro stazione spa­ziale i cui primi moduli saranno lanciati nel 2018. Dal cielo blu passeremo al cielo giallo?
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