mercoledì 2 dicembre 2009
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La conversazione privata del presidente della Camera con un magistrato di Pescara, casualmente resa nota, apre uno spaccato sul clima di tensione e di preoccupazione che avvolge la situazione politica. Naturalmente frasi non destinate a raggiungere il pubblico sono prive di quella misura e di quella sorveglianza che si richiederebbe in altre occasioni e quindi si prestano a interpretazioni contrastanti, che naturalmente saranno un altro argomento di polemica.L’espressione colorita usata da Gianfranco Fini, che ha definito «una bomba atomica» le rivelazioni di un pentito che accusa il premier di collusioni con la mafia nella stagione delle stragi (e che ha tirato in ballo impropriamente – prendendo un granchio di cui, ieri, si è scusato – il vicepresidente del Csm Nicola Mancino), probabilmente, era volta a invitare la magistratura a verificare con la massima attenzione un dossier dal quale potrebbero derivare sfracelli istituzionali inimmaginabili. È comunque la segnalazione di una situazione irta di pericoli e che potrebbe degenerare in quella spirale di contrapposizioni insanabili e incontrollabili contro la quale si era espresso con fermezza e solennità il presidente delle Repubblica pochi giorni fa. Tuttavia chi è interessato ad accrescere la tensione fino a farla giungere a un diapason parossistico non si fermerà. Basta vedere il fuoco di sbarramento che è stato scatenato contro il vicesegretario del Partito democratico, solo perché aveva affermato quella che sembra un’ovvietà: cioè che è lecito anche a Silvio Berlusconi, come a ogni altro imputato, difendersi dai processi oltre che nei processi.Il tentativo di Enrico Letta, peraltro poi sostenuto anche da Pierluigi Bersani, era quello di ricondurre la dialettica, e anche la contrapposizione, sul terreno dei giudizi politici e della discussione parlamentare, mentre non è un mistero che il principale alleato del Pd, Antonio Di Pietro, intende condurla sul terreno dello scontro frontale e dell’agitazione di piazza.Proprio l’insidiosità della situazione dovrebbe consigliare un supplemento, per così dire, di senso della misura e del dovere sia a chi ha massime responsabilità di governo, sia a tutti gli attori politici e istituzionali. La fase che attraversa il Paese, tra segnali di ripresa economica e persistenza di emergenze sociali, richiede istituzioni in grado di esercitare la loro funzione con un sufficiente grado di serenità. A tutti coloro, che sono poi una larga maggioranza anche nel ceto politico, che puntano a rendere utile e produttiva la legislatura, anche sul terreno fondamentale della sistemazione istituzionale, spetta l’onere di creare lo spazio perché queste esigenze, ovviamente nella distinzione e nella dialettica fisiologica tra maggioranze e minoranze, prevalgano su quelle che invece puntano a uno scontro cieco, privo di prospettive e denso di pericoli. L’imminenza di un vasto confronto elettorale in quasi tutte le Regioni a statuto ordinario può naturalmente scaldare gli animi e far prevalere le spinte propagandistiche, ma poi, come si è visto in tante occasioni, gli elettori premieranno chi saprà mostrare un atteggiamento civile e una volontà costruttiva. Se la competizione sarà sulle idee e sulle proposte e non sulle reciproche demonizzazioni, com’è in fondo ancora possibile, si farà un passo verso la restaurazione di un clima di civiltà che è quanto mai necessario.
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