giovedì 21 marzo 2013
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​Giorni fa il Garante per le micro, piccole e medie imprese, Giuseppe Tripoli, ha trasmesso alla presidenza del Consiglio la relazione annuale sull’attività svolta nel 2012, così come previsto dalla legge sullo "Statuto delle Imprese" che opera in diretto collegamento con lo Small Business Act europeo. L’importanza di questo documento, oltre che per i molti dati contenuti, sta nel suo essere prodotto per la prima volta, almeno nel nostro Paese: la legge è infatti del 2011 e la nomina del Garante di fine marzo 2012. Non ci si aspetta, è chiaro e va subito affermato, che una relazione possa incidere a breve sul difficile passaggio storico che molte piccole e medie imprese stanno faticosamente attraversando, spesso costrette, per dirne una, a chiedere prestiti bancari per pagare le giuste tasse a uno Stato che, altrettanto spesso, non salda loro le fatture emesse anche anni prima. E tuttavia se non si sottolineano questi cambiamenti, per ora soprattutto dall’alto contenuto simbolico, si rischia di restare preda di un pessimismo, assai motivato, ma fine a se stesso.Non è inutile, per esempio, riproporre quanto già previsto dalla Commissione europea nel 2008 circa la necessità che gli Stati membri formulino regole conformi al principio del «pensare anzitutto in piccolo» (Think small first) tenendo dunque conto, quando legiferano, delle caratteristiche delle pmi e della loro ormai vitale necessità di semplificazione normativa. Il lavoro del Garante è stato quantitativamente voluminoso in termini di incontri regionali, nazionali e internazionali che hanno coinvolto diverse realtà imprenditoriali e associative creando una fitta e proficua rete di rapporti: forse non ne è conseguita una coerente visibilità pubblica e un conseguente maggior impatto sull’incisività della sua azione. Nella relazione si dichiara che complessivamente le iniziative legislative prese nel corso dell’anno, i vari decreti Salva e Cresci Italia, sono state positive se analizzate con la lente del Garante, anche se si ammette subito dopo che le aspettative che il sistema delle microimprese aveva maturato siano state solo parzialmente soddisfatte e che molte altre rimangano nell’agenda delle cose da fare per la futura legislatura.L’aspetto più critico è quello relativo ai meccanismi di attuazione, quasi sempre dipendenti dall’emanazione di norme regolamentari con tempi lunghi di messa a regime. E qui è facile riandare agli annunci di giusti provvedimenti come il recepimento della legge europea in tema di pagamenti della pubblica amministrazione, il pagamento dell’Iva per cassa per le imprese con un fatturato inferiore ai due milioni, la cartolarizzazione dei crediti maturati nei confronti di enti pubblici che, pur diventati legge, non hanno ancora purtroppo inciso sulla vita quotidiana delle aziende. Anche per questo si afferma che «l’impatto economico effettivo delle misure esaminate sarà valutabile al completamento del percorso attuativo, considerando anche il recepimento dei principi normativi da parte delle amministrazioni regionali e locali», rinviando di fatto tale aspetto al rapporto del prossimo anno.La parte più interessante delle 56 pagine della Relazione è quella centrale dove per ciascuno dei dieci principi previsti dallo Small Business Act si dà conto in maniera puntuale delle decisioni prese nell’arco dell’anno, se ne valuta la coerenza e si forniscono spunti di valutazione da parte dei soggetti interessati, imprese e associazioni. Per esempio, con riferimento al principio 2, quello denominato "seconda possibilità" e che mira a far sì che imprenditori onesti che abbiano sperimentato l’insolvenza ottengano rapidamente una seconda opportunità, si cita la revisione della legge fallimentare con l’art. 33 del decreto crescita Italia. Con l’entrata in vigore della nuova disciplina nei principali tribunali è più che raddoppiato il numero delle istanze di concordato preventivo: 170 domande a Milano e 112 a Roma tra settembre e dicembre dello scorso anno. Ciò si spiega con i vantaggi procedurali che le nuove norme attribuiscono all’imprenditore ma, pur tuttavia, per una valutazione più compiuta occorrerà anche qui attendere per valutare l’effettivo proseguimento dell’attività aziendale, vero obiettivo del legislatore. Quello delle piccole e medie imprese è dunque un cantiere aperto, con pochi risultati pratici acquisiti, ma con i tempi che corrono anche una Relazione può e deve aiutare.
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