mercoledì 26 giugno 2013
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Oggi, 26 giugno, è la «Giornata mondiale contro la droga». La diffusione e assunzione di droghe illegali, e di droghe nuove, pone agli educatori una domanda: come controllare la mentalità che considera la droga una "condizione sociale" inevitabile? Le evidenze scientifiche invitano all’impegno educativo per rifiutare l’idea di poter convivere, in modo "normale", con le droghe. Il consumo delle droghe e l’abuso dell’alcol da parte degli adolescenti, giovani e adulti, non deve essere considerato con leggerezza. Il cervello che viene a contatto con le diverse sostanze stupefacenti e alcoliche accusa scompensi neuronali e funzionali persistenti. Chi ha fumato marijuana per alcuni mesi, o provato l’eroina, la cocaina e l’ecstasy in modo episodico, mantiene una sorta di "memoria biologica" che pone il soggetto in una condizione di rischio. È bene sottolineare che la droga non produce gli stessi effetti in tutti i soggetti che l’assumano e non li "intrappola"  in modo uniforme. Lo stesso primo contatto con la sostanza non può essere considerato casuale o un’occasione superficiale per "consegnarsi" alla droga. Le ricerche sui minori hanno dimostrato alcuni dati predittivi che predispongono ad assumere droghe durante l’adolescenza. Sono più a rischio quei ragazzi che mostrano propensione alla ricerca di sensazioni forti (novelty seeking), minore controllo comportamentale, scarsa autostima, difficoltà di adattamento sociale e stati di abbandono dei genitori. Questi e altri fattori predittivi, rilevabili prima dell’assunzione delle droghe, ci fanno capire che la scelta della droga non è occasionale o solo riconducibile all’ambiente, al gruppi di amici. Le sostanze d’abuso funzionano da "trappole" in alcuni adolescenti e giovani con carenze affettive, difficoltà relazionali, difficili temperamenti o attaccamenti edipici al genitore. Così pure gli stupefacenti funzionano da "trappole" in quei ragazzi che trovano difficoltà in famiglia, nella scuola e si associano a coetanei devianti. Questi fattori e altri possono concorrere all’aumento del rischio. Di qui, l’assunzione di un impegno esteso che veda gli insegnanti e i genitori, le istituzioni pubbliche e religiose, preparate e pronte a tutelare i ragazzi e i giovani. Non basta l’informazione sui danni delle droghe e dell’alcol, necessitano percorsi educativi, stimoli ed esperienze positive che orientano alla maturità. L’impegno a combattere le dipendenze va esteso soprattutto alle famiglie affinché non scelgano, di fronte a un figlio a rischio, di restare  in una condizione d’isolamento, di tolleranza e non si vergognino di entrare in contatto con  quei servizi, scientificamente preparati, a suggerire rimedi. Così pure la scuola proponga costantemente strategie e contenuti per la formazione della persona, valorizzando le discipline scolastiche che contengono in sé straordinarie risorse formative e quegli elementi umani e socio-morali su cui si possono fondare i progetti di educazione alla salute. La lotta alle droghe e all’abuso dell’alcol funziona, basta non ridurla alla solita discussione in famiglia o a scuola. Recenti ricerche hanno dimostrato che investire risorse nella lotta alla droga e all’alcol, significa sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che penalizza fortemente la convivenza. Il rischio purtroppo dell’improvvisazione e degli interventi occasionali educativi esiste. Per operare in modo continuativo, efficace e sistematico per prevenire per controllare il disagio della dipendenza, occorre utilizzare alcune linee-guida tratte dalla ricerca, dalle esperienze innovative e conoscerne i risultati. La prevenzione o educazione alla maturità  sia estesa a vari ambiti e sia assunta come impegno delle agenzie educative. C’è la necessità, in primo luogo, che la famiglia soprattutto si renda consapevole dell’urgenza di accompagnare i figli verso la maturità, un antidoto essenziale per non incorrere nelle dipendenze compulsive. Riserviamo precocemente ai ragazzi e adolescenti esperienze di crescita, se vogliamo che crescano sani, equilibrati e contenti. Sì, perché  la droga e l’abuso di alcol rubano la vita.  Tacere o tollerare questo esproprio della vita  è peccato!<+copyright>
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