domenica 21 luglio 2013
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Per risolvere il brutto ginepraio della 'vicenda Stamina' non c’è altra strada che quella indicata dal Parlamento: una sperimentazione particolare, con un percorso rigoroso e trasparente nella fase esecutiva e di monitoraggio che consenta di stabilire con chiarezza, una volta per tutte, se le speranze che tanti malati hanno riposto in questo metodo sono o meno fondate. E in questo percorso, votato nelle aule parlamentari, sostenuto e garantito dalle autorità sanitarie del nostro Paese – dal ministero della Salute, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, al Centro Nazionale Trapianti e all’Aifa, l’agenzia regolatoria del farmaco – non c’è spazio per trattative: qualunque tentativo di dilazionare, interrompere o boicottare la sperimentazione nelle modalità individuate, da chiunque venga messo in opera, è da considerarsi un atto scellerato innanzitutto contro le persone malate e le loro famiglie, al centro di una vicenda che non sarebbe mai dovuta neppure incominciare.
È bene perciò che ognuno faccia la sua parte, senza confusione di ruoli, e che tutti si abituino a rispettare il Parlamento. Giudici, giornalisti, scienziati e psicologi non possono essere tutti egualmente esperti di malattie rare, e tutti abilitati a parlare autorevolmente di tutto. Che i giudici pensino a far rispettare le leggi che ci sono, per esempio: è bene ricordare che mentre ci si accapiglia su una sperimentazione controllata che coinvolgerà qualche decina di malati, ancora da individuare, le ordinanze che autorizzano il 'percorso Stamina' negli Spedali Civili di Brescia sono quasi trecento. Cioè mentre in sede legislativa e di autorità competente – Parlamento, ministero della Salute e relativi organismi collegati – si è disegnato un percorso di sperimentazione e monitoraggio per capire che cos’è e se funziona questo 'metodo Stamina', parallelamente in alcune sedi di autorità giudiziaria si è già deciso che il metodo funziona, e si è ritenuto di scavalcare le autorità sanitarie e la comunità scientifica, autorizzando quasi trecento persone a sottoporsi ai trattamenti. Se certa magistratura ha i suoi torti, anche una parte della comunità scientifica non può essere esente da critiche: non si riesce a capire perché importanti riviste scientifiche internazionali continuino ad attaccare la strada democraticamente e ragionevolmente scelta – quella legittima e trasparente della sperimentazione – invece di rivolgere i propri strali a chi continua ad autorizzare trattamenti fuori dai protocolli consentiti.
Giornali e tv, dal canto loro, dovrebbero preoccuparsi di dare informazioni corrette invece di fare da eco a chi grida più forte: le speranze concrete di cura di malattie terribili come quelle di cui si parla non si possono fondare su emozioni, sensazioni e aspirazioni, pur comprensibili e legittime. Tutti noi genitori desideriamo fortissimamente che i nostri figli nascano e rimangano sani, o guariscano, se malati, o almeno non peggiorino, in certe condizioni. Ma illudere che tutto questo possa accadere quando non ci sono ancora prove scientifiche certe, è un’inutile crudeltà. E questo vale sempre, non solo per 'Stamina'. Giù le mani dalla sperimentazione, insomma, così come autorizzata dal Parlamento e disegnata e condotta dalle autorità competenti.
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