sabato 2 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Non hanno niente e ci fanno divertire. Agli incroci ai semafori di Milano e altre grandi città, parlo di corsi, viali, vie a intensa, frenetica circolazione, vedi due ragazzi, proprio al centro del crocevia, punto geometrico, che, all’interno di un piccolo cerchio immaginario (il cerchio è immaginario, diviene concreto con il Circo) si esibiscono in semplici ma eleganti e aerei giochi circensi: piroette, qualche salto acrobatico, soprattutto il lancio di birilli o piccole palle roteanti. 'Giocoleria', è detta la categoria di questi esercizi, che certi ragazzi hanno importato nel cuore del traffico di alcune grandi città italiane. Sorridono, vogliono rallegrare gli automobilisti, nervosi per il rosso e il traffico in genere. Piroettano, fanno volare circolarmente sfere o cilindri, riportano di colpo l’automobilista chiuso nell’abitacolo alla leggerezza dell’aria, per inquinata che sia, sempre aria, sempre comunicante con il cielo. Alcuni di questi ragazzi sono italiani, che si arrangiano, studenti, laureandi, parzialmente occupati e certo non inclini alla depressione. Molti, la maggior parte, vengono dai Paesi dell’Est Europa. Vivono come la maggior parte dei giovani emigrati, a vari livelli, ma come possiamo immaginare. Nessuno dorme in un appartamento individuale. Non hanno niente, e scendono nelle nostre arterie intossicate di smog e nervoso per sorridere, per farci giocare, e a nostra volta sorridere. Per una monetina. Che, in base alla mia esperienza fortunatamente non statistica e del tutto casuale, non arriva spesso dagli automobilisti. Devo dirlo, guardano dall’altra parte, probabilmente innervositi da quei preoccupanti fantasmi di fanciullezza. Più pazienti i pedoni, anche perché facilitati all’osservazione e a parlare con i ragazzi. Io li ho incontrati appunto come pedone, lanciando la moneta sempre esattamente al centro dei loro cerchi, mentre attraversavo col verde. Con loro ammirazione, e mio vanto: da ragazzo al Luna Park ero bravo al tiro al bersaglio e centravo sempre, con le palline, la boccia del pesciolino rosso, conquistandolo e portandolo a casa nella sua boccia sul televisore. Così scambiavamo, scambiamo, qualche parola. Sono ridenti. Si divertono. La metropoli, la migrazione, causa di travaglio disperante e spesso disperato, di emarginazione, spesso, consequenzialmente, di degrado, ricevono questa sfida da ragazzi che giocano facendo volare i birilli ai semafori. È una vittoria sulla disperazione - provvisoria, d’accordo, ma si comincia con le battaglie della leggerezza e del sorriso. Non sto mancando di senso della realtà. So bene che le tragedie si devono affrontare con coraggio politico epico, civile, degno della tragedia, quale è povertà, emigrazione, mancanza di un tetto o di uno stipendio. Ma certo il fatto che in questi tempi cupi scendano, in mezzo a viali e corsi tossici, frastornati da clacson isterici e aggressivi, dei piccoli circensi dilettanti, mi fa pensare a Charlie Chaplin, ai derelitti volanti in cielo del De Sica di Miracolo a Milano, al povero circo di Wenders nel Cielo sopra Berlino, un circo dove l’umile acrobata fa innamorare un angelo. E ricordo, di tutte le infinite immagini televisive di papa Woityla, nei giorni successivi alla sua morte, quella in cui, al circo, si sbellicava dalle risa davanti a scalcinati acrobati. E penso a questi ragazzi, che improvvisano un piccolo circo al centro di strade rumorose, creando un cerchio magico. Non hanno niente, solo il sorriso e l’invito a un sorriso, a guardarli giocare. Magari anche una monetina... Spero di incontrane qualcuno una delle poche volte in cui mi trovo al volante in città. Portano bene. Portano bene perché 'fanno' bene. © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: