Sindrome di Down. La legge Zan e l'amara speranza di un padre ferito
venerdì 13 novembre 2020

Gentile direttore,
mi vorrei 'complimentare' attraverso il giornale con la maggioranza giallo-rossa che alla Camera ha appena approvato la 'legge Zan' contro l’omotransfobia, contro la misoginia e anche contro le discriminazioni fondate sulla disabilità. Ebbene, come padre di un bimbo con sindrome di Down, mi aspetto che dal momento in cui quelle norme saranno definitive, se il Senato dirà sì, ci sia un cambio di passo nella gestione relativa alla disabilità scolastica, ovvero mi aspetto che gli insegnanti di sostegno vengano nominati dal Ministero prima dell’inizio dell’anno scolastico, e non ad anno già in corso, e che i ragazzi possano finalmente godere di tutte le ore di sostegno spettanti fissate per legge. Perché oggi questa è vera violenza, violenza perpetrata dallo Stato stesso nei confronti di noi genitori e soprattutto ai danni dei nostri figli. Ma comunque vada con questa legge, voglio avere la speranza, anzi la certezza che tutto questo abbia finalmente fine. Mai più si legga, come riportato da 'Avvenire' lo scorso ottobre, il grido di una mamma che denunciava l’assoluta inadeguatezza del sistema scolastico nei confronti del figlio disabile lasciato per ore solo sul tappeto in un’aula vuota a guardare il soffitto. Vergogna!

Stefano Miccardi

Francamente, gentile signor Miccardi, non credo proprio che la soluzione al problema degli insegnanti di sostegno per gli scolari e gli studenti con sindrome di Down o altre disabilità – o, meglio, con abilità diverse – verrà dall’eventuale approvazione definitiva della cosiddetta legge Zan. Quella legge, come ho già avuto modo di sottolineare, è molte cose insieme: qualche buona intenzione, alcune malizie e diverse cattive soluzioni. Ed è anche un treno al quale sono stati aggiunti vagoni alla rinfusa e non abbastanza elementi in grado di garantirne l’equilibrio. Certo, non è e non diverrà la bacchetta magica per finalmente risolvere lo scandalo di un sostegno scolastico non garantito a dovere o addirittura ridotto a diritto svuotato. Ma intuisco la sua ferita, capisco la sua intenzione polemica e condivido la sua amara speranza. Totalmente. Dico solo che per 'cambiare passo' non serve il diritto penale, ma un po’ di civile coscienza e una decente organizzazione.

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