La giusta protesta degli studenti per la scuola «fatta insieme»
mercoledì 18 novembre 2020

A Napoli gli studenti hanno disposto i banchi in piazza Plebiscito in modo da formare le parole: «No dad», non vogliamo la scuola a distanza. E sotto hanno messo un cartello: «Scuola fantasma». Con la didattica a distanza la scuola diventa un fantasma, sparisce, e la trasmissione della cultura, da chi insegna a chi apprende, non si fa. Sono d’accordo con quegli studenti. Ai tanti interventi di professori, scrittori e sociologi, su questo e su altri giornali, aggiungo il mio, basato sull’esperienza che l’insegnamento m’ha lasciato e che si riduce a questo: insegnare è un po’ come fare la psicanalisi, nel rapporto tra professore e studente corre sempre un po’ di transfert, ed è questo transfert che genera l’apprendimento. In altre parole, e spero di essere compreso, l’insegnante insegna più per come è che per quel che sa.

Esattamente come lo psicanalista. Il maestro, a partire dal primo, Cristo, 'è' un maestro, e per questo insegna. Da qualche parte, credo ne 'La malattia chiamata uomo', ho scritto che l’analisi è un rapporto in cui tutto, anche l’errore, produce verità. Io ricordo ancora gli errori dei miei professori universitari, allora mi sfuggivano ma se li ho conservati vuol dire che li consideravo utili a futura memoria. Andare a scuola (qualsiasi scuola, dalle elementari all’università) vuol dire stare insieme.

È questo 'stare insieme' che insegna. 'Stare insieme' è il concetto che forma la parola 'ecclesia'. Ieri ho visto in un tg una folla che in Francia protestava contro l’impedimento della Messa, a causa del coronavirus. Questa folla mostrava cartelli in cui era scritto: «On veut la Messe », si vuole la Messa. 'On' è quel che resta di 'homme', uomo: l’uomo vuole la messa. E così l’uomo vuole l’istruzione 'in presenza', è la presenza che crea l’istruzione. Non sto dicendo che bisogna riempire subito e male le scuole di bambini e ragazzi e così contagiarli tutti, mi accontento di dire che la didattica a distanza non ha l’efficacia e la potenza della didattica in presenza. Non per niente la psicanalisi a distanza è impossibile. Ci sono dei momenti, nell’analisi, in cui tu hai raccontato un sogno che non capivi, e adesso con l’analista ti si fa chiaro il suo senso, è un sogno in cui non ci fai una bella figura, vorresti rinnegarlo e andartene via, ma ormai sei inchiodato lì, e lì inchiodato pensi a quanto sarebbe comoda un’analisi per telefono: lui che ti parla e tu che gli fai le boccacce. Ma anche essere inchiodato è terapeutico. La presenza è scambio. Nello scambio tu ricevi qualcosa che ti serviva e non avevi.

Tutti pensiamo che la scuola di Barbiana, di don Lorenzo Milani, era un modello di formazione e di riscatto (Franco Fortini la considerava il vero modello maoista del momento: con tutto il parlare che la cultura marxista faceva di maoismo, poi andava a finire che la perfetta messa in pratica del maoismo la faceva un prete), ma l’efficacia di don Milani stava nella sua presenza 'totale' nella classe, e totale vuol dire da non-sposato, che quindi non aveva una famiglia nella quale essere più presente. Guardo sui giornali la foto della scritta «no dad» composta con i banchi dagli studenti di Napoli, e gli rispondo: avete ragione, la «dad» è un ripiego. Vogliamo uscirne. Speriamo presto.

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