sabato 16 luglio 2016
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​Gentile direttore
 
a Nizza, nella città natale del liberatore dei popoli, Giuseppe Garibaldi, e proprio il 14 luglio, anniversario della Rivoluzione francese, nel giorno cioè in cui dovremmo ridare senso alle grandi parole «libertà, uguaglianza e fraternità», abbiamo assistito a una terribile strage causata da un kamikaze diverso dagli altri ma non meno pazzo e feroce. Un gesto terribile, per creare solo paura nel vivere quotidiano. Il genere umano è senza speranza. Per vivere meno di un secolo sulla Terra, l’uomo uccide senza ritegno il proprio simile (e se stesso), uccide gli animali, uccide l’ambiente. E qualcuno ha il coraggio di dire: «Nessuno tocchi Caino». Ad Abele chi ci pensa?
Gaspare Barraco, Marsala (Tp)
Noi siamo fratelli di tutti, gentile ingegner Barraco, ma non riusciamo a sentire i terroristi come fratelli nostri. Neanche quegli uomini e quelle donne che diventano terroristi per disperazione e addirittura per caso. Eppure li vogliamo solo fermare, non annientare. Perché non possiamo e non vogliamo consegnarci alla logica dell’odio che essi diffondono, suscitando anche comprensibili sentimenti di vendetta. La via non è facile, ma è obbligata. Continuiamo a dire, con tanti altri, nel nome di una comune idea di umanità «nessuno tocchi Caino». E restiamo dalla parte di Abele. Sempre e comunque.
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