domenica 12 luglio 2009
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Ogni volta che giungeva la notizia di scontri sull’isola di Jolo, sempre più vicini alla presunta prigione di Eugenio Vagni, i timori per il nostro cooperante crescevano e, con il tempo, le speranze di rivederlo libero, accanto alla moglie, esemplare nella compostezza con cui dall’Italia partecipava al dramma del coniuge, sembravano purtroppo diminuire. Il silenzio stampa chiesto dalla Farnesina per poter tessere la difficile tela diplomatica attorno ai fondamentalisti musulmani che tenevano l’ostaggio limitava anche l’eco della vicenda nel nostro Paese. Tanto che per l’opinione pubblica l’operatore della Croce Rossa è spesso diventato un fantasma. Non molte le iniziative di solidarietà. È stato il Papa in più d’una occasione a ricordare il nostro connazionale, cercando con i suoi alti appelli umanitari di favorirne il rilascio. Oggi possiamo gioire per il lieto fine dopo sei lunghi mesi, in cui molti si sono adoperati nell’ombra. Ma durante i quali, nei confronti di Vagni, vi è stata forse qualche distrazione di troppo.
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