martedì 19 novembre 2013
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È Propaganda fide, con tono pacato e fermo, a rispondere a provocazioni e menzogne; noi così possiamo limitarci alle domande. Perché riproporre notizie false, sbriciolate dall’evidenza dei fatti più volte negli ultimi anni, come se niente fosse? Perché ignorare la documentazione, e perfino le ricevute dei versamenti? Perché accusare qualcuno di elusione fiscale amplificando voci maligne senza prima informarsi su come stanno le cose? Perché non evitare di scrivere il falso e di fare la solita figuraccia? Perché fare volutamente del male a chi è noto che (sinora) non è uso muovere querele, anche quando potrebbe, perché propenso a perdonare? Una possibile risposta l’abbiamo, ed è inquietante. Una delle regole della comunicazione (cattiva) è che a contare non è la verità, nemmeno la forza degli argomenti, ma la reiterazione del messaggio: è la sua ripetizione ossessiva a farlo diventare credibile. «Vero» anche se falso. Se questa è la strategia, bisogna proprio continuare a scandire la verità, carte alla mano, in faccia ai falsari.​
​​Propaganda Fide: solo a Roma paghiamo due milioni di Imu​
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