giovedì 23 maggio 2013
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Lavoro, scuola, welfare, sanità. I Comuni italiani sono impegnati a fronteggiare emergenze drammatiche. Servono risposte concrete, capaci di aprire spiragli di speranza in una quotidianità spesso gravata da prospettive plumbee. Molte amministrazioni sono in prima linea, con interventi seri e tempestivi. Altri Comuni invece, come è capitato ieri a Genova e come alcuni tra i candidati sindaci vorrebbero fare a Roma, dirottano energie e tempo per avviare provvedimenti puramente ideologici e giuridicamente irrilevanti. I registri delle coppie di fatto sono tra questi vani proclami, tesi soltanto ad accarezzare obiettivi nutriti di pensiero debole e di confusione etica. E, soprattutto, come dimostrano i numeri che ricordiamo in questa pagina, riguardano percentuali irrisorie. Le politiche per le famiglie fondate sul matrimonio tra uomo e donna possono essere rinviate sine die. Alle unioni civili si dedicano invece sedute consiliari urgenti. Scelte incomprensibili di una certa politica che sembra aver smarrito i contatti con la realtà ed è sempre più lontana dai bisogni concreti delle persone.
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