lunedì 14 febbraio 2011
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Mai come in queste ore l’Italia è costretta dalle circostanze a capire che quanto accade nella sponda settentrionale del Mediterraneo la riguarda molto da vicino. I barconi che in quattro giorni hanno portato a Lampedusa quattromila tunisini in fuga dal caos che regna nel Paese, le preoccupate dichiarazioni del ministro Maroni sulla possibile presenza tra loro di elementi legati al terrorismo internazionale, la decretazione dello stato di emergenza da parte del governo italiano, ci richiamano ad alzare gli occhi oltre il recinto di casa. Anche perché il recinto è fragile. Dobbiamo fare i conti con questo pezzo di storia contemporanea che si muove verso le nostre coste, con realismo e senso di umanità. Gli stessi ingredienti che dovrebbero animare l’Unione Europea, la quale non può limitarsi a «seguire da vicino» la drammatica evoluzione degli avvenimenti, come recitava ieri uno sconsolante comunicato di Bruxelles.
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