domenica 3 febbraio 2013
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Caro direttore,
non so per quali misteriosi itinerari mentali in questo periodo di 'battage elettorale' mi sia tornata in mente 'La Gerusalemme liberata' del nostro grande Torquato Tasso. Per via delle tasse, delle quali ormai per molti italiani l’'inventore' sarebbe addirittura Monti? Per via dei duelli, più o meno a distanza, tra leader e schieramenti? Non saprei dirle. So soltanto che nel presentare l’esercito crociato (canto I), il Tasso parla (ottava LXIV) di un contingente «latino» di «settemila pedoni» guidati da un mitico Camillo, «lieto» di mostrare «il prisco onor degli avi» o «almen ch’a la virtù latina / o nulla manca o sol la disciplina». Disarmante proposito che implica almeno questo: che alla virtù latina non mancherebbe nulla se ci fosse la disciplina. Altri popoli, messi alle strette, la sanno tirare fuori come una civica virtù.
Perché l’Italia non ne riesce a raggranellare nemmeno un po’ o almeno un po’ a lungo? Non è, caro direttore, che l’Italia dovrebbe prima di tutto essere liberata da questa dannatissima condanna all’indisciplina? All’incapacità, cioè, per fare solo due esempi, di 'parlare uno alla volta', di non usare sempre e solo argomenti ad hominem, tesi cioè esclusivamente a demolire l’avversario qualunque cosa questi dica?
Chesterton nella 'Vita di san Tommaso d’Aquino' fa risalire l’origine della modernità a Lutero, a quando cioè «la suggestione soppiantò la ragione». Non le sembra, caro direttore, che anche in questa campagna elettorale sulla ragione stravinca alla grande sempre e solo la suggestione, che tutto è fuorché «disciplina dell’argomentare»? Ringrazio Avvenire che, anche per i temi politici, insiste ad appellarsi 'anacronisticamente' alla ragione.
Francesco Zanettin, Galliera Veneta (Pd)
 
Ragionevoli e suggestive, caro signor Zanettin, sono la sua argomentazione e la lettura che lei dà del tempo e della prova che stiamo vivendo. Effettivamente, sì, penso anch’io che si corra il rischio in questa campagna elettorale di essere trascinati da piccoli e grandi signori della suggestione – quegli «imbonitori» autorevolmente evocati venerdì scorso dal segretario generale della Cei, monsignor Crociata – lontano da una valutazione razionale della via migliore verso il bene comune. Ma spero, con tutte le forze, che non accada.
Spero cioè, per quanto è possibile con l’attuale pessima legge elettorale, e nonostante i fumi di una comprensibile e diffusa indignazione, che gli italiani sappiano distinguere vecchi e nuovi cacciaballe e i soliti cacciatori di voti dalle persone serie. E questo perché siamo migliori di come, spesso, ci pensiamo e autodenigriamo scegliendo modelli e riferimenti (politici, e non solo) sbagliati. Insomma, che il titolo dell’opera che ha ispirato questa sua amara lettera – 'La Gerusalemme liberata' – sia benaugurante! Grazie per il bell’apprezzamento per il nostro lavoro.
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