La visione cattolica, «via media» che salva
giovedì 6 febbraio 2020

A proposito della tragica morte di Kobe Bryant, su un quotidiano italiano ci si è posti una domanda che non può lasciare indifferente il teologo: 'Perché su Twitter non c’è il purgatorio'. 'Perché sui social e quindi nelle nostre menti, è scomparso il purgatorio?'. La dottrina del Purgatorio appartiene alla cosiddetta 'escatologia intermedia', ossia a ciò che accade dopo la morte alla persona, in attesa del Giudizio universale ovvero dell’'escatologia finale'. Si tratta di un dato di fede proprio della tradizione cattolica, laddove le altre forme di cristianesimo (protestante e ortodossa) non lo contemplano.

La letteratura storiografica riconduce tale espressione di fede all’universo medievale, ma, come ci ha insegnato la grande scuola francese degli Annales, non tutto ciò che la cristianità del Medioevo ha prodotto ed espresso è da classificare come oscurantista e da rigettare in quanto tale. La risposta alla domanda teologica, che emerge da questa secolarizzazione dell’aldilà, mi sembra possa e debba declinarsi nei seguenti termini. Inferno e Paradiso rispondono a una logica binaria, che è quella delle macchine e della cosiddetta intelligenza artificiale, per cui esiste solo il bene o il male, il vero o il falso, il bello o il brutto.

Ma non si tratta di una logica 'umana'. Nell’umano ci sono diversi toni di grigio, tutto si mescola, tanto che diventa difficile discriminare e discernere. Discernimento che richiede fatica, competenza, dedizione. La forma cattolica della fede cristiana, in quanto 'via media', assume questa visione dell’uomo e offre a chiunque una seconda possibilità. Ci chiede di purgare noi stessi dalle scorie del male, per poter attingere al vero bene. Forse non abbiamo più gli strumenti per comprendere questa logica paradossale, che si radica su una precisa antropologia. Miseria e nobiltà sono infatti dimensioni dell’umano, descritto da Blaise Pascal come una 'canna pensante', nella sua fragilità, ma anche nella sua enorme potenzialità, che risiede nell’intelligenza e nella libertà, che le sono donate. Lutero dichiarava che l’uomo, anche redento, è allo stesso tempo peccatore e giusto («simul iustus et peccator ») e papa Francesco ci ricorda che «siamo tutti peccatori, anzi che Dio ci cerca proprio mentre siamo nel peccato, per donarci la Sua misericordia ».

E i santi hanno avuto ed espresso sempre piena coscienza del loro essere peccatori. Il fatto che così è di noi in questa vita, viene dalla fede cattolica pensato e ritenuto come condizione anche dell’altra vita, fino al Giudizio universale. Così come siamo ora, saremo allora e il lavoro su noi stessi che dobbiamo compiere nell’oggi, può continuare nel domani per renderci tutti, ma proprio tutti, redenti e felici. In questa prospettiva la sofferenza, la solitudine e il dolore non costituiscono per noi un fine. Non è vero che siamo nati per soffrire, ma la sofferenza ci è data perché possiamo recuperare quella libertà che il peccato ci toglie. E dal Purgatorio si può solo andare in Paradiso, quindi si tratta di un luogo di speranza, tanto che la nostra tradizione ci invita a pregare per le anime 'sante' del Purgatorio. Essere cattolici significa questo: essere profondamente umani. Anche sui social.

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