venerdì 20 dicembre 2013
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Mirco è un bravo ragazzo. Di questo sei certo quando lasci Serle e i suoi 3.000 abitanti arroccati dietro chilometri di tornanti. Anche i serlesi sono brava gente. E allora qualcosa non torna, perché lì un giovane è stato ucciso mentre scappava nei boschi, non mentre brandiva una pistola e minacciava qualcuno, eppure di misericordia ne raccoglie poca. Vorresti indurli a dire che, sì, quell’albanese aveva pure molti precedenti, ma che non è giusto sia morto a 26 anni, senza possibilità di riscatto. Vorresti sentire più la pietà per una vita irreversibilmente spezzata che per la disgrazia capitata al suo uccisore. Vorresti capire - ma non è facile - perché difendono unanimi la vittima del furto e meno quella del colpo mortale. «Con il senno di poi - ammettono solo se insistiamo - Mirco avrebbe fatto meglio a chiamare i carabinieri: certamente non sarebbero arrivati in tempo, oggi avremmo un furto in più, un ladro in più in circolazione, ma anche un ragazzo che stamattina sarebbe andato a fare il meccanico anziché svegliarsi in un carcere». L’impressione allora è che qui vittime siano tutti, vittime di questi tempi, di una società che non dà più sicurezza e così cancella il buon senso. «Non si tratta di giustificare ma di capire», dice don Italo e ha ragione: se un ragazzo «buono come il pane», ben lontano dai facinorosi delle ronde, non prende il telefono ma il fucile da caccia, quello con cui di solito uccide lepri e cinghiali, stiamo davvero perdendo contatto con la realtà. Ma intorno c’è anche un paese terrorizzato, dove non c’è famiglia che dorma tranquilla e dove lo Stato sembra più assente che nei recessi di certo Meridione. E ora Mirco è libero perché secondo il gip «mancano gravi indizi di colpevolezza», e questo un po’ spaventa: cercare per ore un ladro con il fucile in mano è dunque comportamento lecito? Questo dice un giudice e d’ora in poi qualcuno potrebbe sentirsi legittimato a farsi giustizia da solo…Lungo la strada per Serle presepi viventi e no parlano di pace e redenzione. La novità portata dal Bambino è che nessuno è perduto definitivamente, purché abbia il tempo per redimersi. E che il pastore si dà pena per la pecora che si è smarrita, non per quella rimasta al suo posto nell’ovile. In questo Natale i serlesi siano così liberi, così franchi, così giusti da pregare anche per Eduard, nato in Albania, e forse anche per questo diventato ladro.
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