martedì 4 giugno 2013
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Caro direttore,
nella risposta alla lettera di Lino De Angelis (Forum, 31 maggio), a proposito di regole elettorali lei, che in caso di ritorno al sistema delle preferenze è favorevole alla preferenza unica, ammette la "doppia preferenza" se si vota per un uomo e per una donna. Io dico: attenti alle "quote di genere", perché va a finire che per non essere 'omofobi' si dovranno ammettere quote transex, bisex, e così via via, modernizzando... Con il dovuto rispetto.
Silvio Ghielmi, Milano
 
C’è genere e genere, caro dottor Ghielmi, e come lei m’insegna i due generi maschile e femminile nulla hanno a che fare con il cosiddetto “gender” (il genere mutevole a pulsione e a capriccio) e con le teorie (e le ubriacature dialettiche) che continua a produrre. Siamo uomini e donne, e questa non è un’opinione ma una realtà.
So bene che affermarlo, di questi tempi, può comportare un’accusa di “omofobia” da parte di qualche esagitato o esagitata, ma non si può smettere di avere occhi e di pensare, e non ci si può zittire. So anche che ognuno di noi è unico e speciale, e che ogni persona – pena l’indecenza umana – ha diritto a vivere con rispetto e nel rispetto. Lo insegna la nostra Chiesa cattolica, e nulla di meno ci aspettiamo dalla società di cui siamo parte. Sul piano morale, la Chiesa che mai dimentica che alla fine «saremo giudicati sull’amore» insegna a valutare scelte e comportamenti, anche sessuali.
Sul piano civile, la chiarezza dottrinaria non può essere travisata e presa a pretesto – se non con conseguenze pesanti sulla società stessa – per giustificare la discriminazione di alcuno. Ma questo pieno rispetto umano non può neanche significare – se non con conseguenze persino più pesanti sulla società stessa e su soggetti che meritano più forte rispetto (penso, prima di tutto, ai bambini) – applicare diritti uguali (come il matrimonio, che è un patto libero e solenne tra un uomo e una donna e naturalmente aperto alla vita) a situazioni oggettivamente diverse (come le unioni tra persone dello stesso sesso).
Ma torniamo alla questione originaria: la doppia preferenza elettorale uomo/donna. La considero utile e opportuna in questa fase della nostra vita politica e sociale semplicemente perché ritengo – l’ho imparato da mio padre e mia madre, e strada facendo me ne sono persuaso sempre più – che l’originalità umana declinata al femminile debba essere maggiormente valorizzata anche nella rappresentanza e nel governo del nostro Paese. Io le chiamo – e mi auguro che siano – norme “a tempo”, destinate a essere superate dal radicarsi di un sereno e giusto costume civile. Ma intanto è utile che ci siano.
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