sabato 9 febbraio 2013
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Caro direttore,
spesso chi fa politica di professione viene connotato negativamente, come fosse una cosa negativa. Ma come farebbe un edicolante o un commerciante a essere eletto a Roma e mantenere l’attività? Non potrebbe. E nella stessa condizione si trovano liberi professionisti e lavoratori autonomi: per loro, ricoprire la carica di deputato vorrebbe dire abbandonare il proprio mestiere; e se al termine della legislatura non fossero più rieletti, si troverebbero nel mondo della disoccupazione. Pertanto, al di là dei casi singoli e specifici, l’alternativa al politico di professione è il dipendente pubblico che può tranquillamente ricoprire qualsiasi carica beneficiando dell’aspettativa, grossomodo obbligatoria. Chi non vuole un Parlamento di politici di mestiere vuole un Parlamento di dipendenti pubblici?
Roberto Colombo, Milano
La maggioranza dei parlamentari uscenti è composta da liberi professionisti. Più o meno un quarto da dipendenti privati. La realtà, insomma, ci dice che un ragionamento e un rischio come quello che lei propone, caro signor Colombo, è ben argomentato, ma non risolutivo. Personalmente credo che in nessun servizio ai cittadini e alle istituzioni si possa essere approssimativi e che, dunque, sia necessario avere uomini e donne competenti e preparate a "fare politica", ma penso anche che nessuno possa immaginare di esercitare per sempre un qualche ruolo di potere e, magari, lasciarlo pure in eredità... Siamo in Repubblica, e il feudalesimo è finito da un pezzo. Battute a parte, direi: politici seriamente professionali, sì, sempre; politici professionisti, grazie no. Il ricambio nelle "stanze dei bottoni" è essenziale come il ricambio d’aria in una qualunque casa: aiuta a vivere puliti e sani. Questo non significa, naturalmente, volere o auspicare un’alternanza purchessia. Se, per restare nella metafora, fuori dalle finestre della casa comune si accumulassero veleni, meglio sbarrare con giudizio (cioè democraticamente) anche la porta. Ma pure in tal caso questo non vorrebbe affatto dire che le chiavi debbano toccare sempre allo stesso portinaio "professionista".
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