sabato 3 aprile 2010
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Ma che bel pesciolone d’aprile. Vivi di stenti perché si sa che la stampa annaspa. Hai appena chiuso la campagna abbonamenti. Raggiungi i lettori tramite le Poste Italiane, con i cassetti ingolfati di proteste per ritardi e mancate consegne. E che cosa succede giovedì scorso? Un pesce, anzi un pescecane d’aprile: entra in vigore il decreto interministeriale che sopprime le agevolazioni postali per tutta l’editoria libraria, quotidiana e periodica. A spanne, si tratta di circa ottomila testate, tra minuscole e grandi. Questa compresa.Gnam, il pescecane rischia di papparsi una buona fetta del branco delle ottomila. Sono a rischio, ad esempio, i bollettini di informazione e raccolta fondi delle Ong. In 23 hanno sottoscritto una protesta: le nostre spese di spedizione subiranno un incremento del 500 per cento, lamentano. Tra le firme troviamo molti poco noti e alcuni noti come Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Greenpeace, Unicef Italia, Wwf Italia, Moige. Non moriranno per questo; semplicemente, una fetta considerevole di fondi andranno alle Poste, anziché agli aiuti. L’Uspi (Unione stampa periodica) parla di "inaudita gravità", con un aumento dei costi del 120 per cento ad abbonamenti già venduti. Protesta la Fnsi (sindacato dei giornalisti). Adiconsum addirittura suggerisce al Governo: ma non potevate aumentare le tariffe soltanto alle pubblicazioni commerciali? Per loro, le agevolazioni sono in effetti incentivi alla pubblicità… Quella pubblicità, aggiungiamo noi, che sulla stampa è sempre più scarsa anche perché in Italia, caso unico nel mondo occidentale, un’azienda può distribuire i propri investimenti pubblicitari come le pare, anche tutto alla tv, lasciando agli altri media le briciole.La Fisc, la Federazione dei 186 settimanali diocesani che diffondono un milione di copie, in una lettera indirizzata a Berlusconi, Letta e Bonaiuti fa notare che l’aumento improvviso sarebbe di oltre il 121 per cento; che molte testate dovrebbero chiudere; e che comunque qualcosa non quadra. È vero: a partire dalla legge 46 del 2004 è stato previsto, e sempre ribadito, che il rimborso a Poste Italiane per le agevolazioni viene effettuato nei limiti dello stanziamento previsto nei capitoli. Ma la norma prevede che siano i rimborsi a Poste Italiane a dipendere dall’ammontare dello stanziamento, non le tariffe agevolate. Per la Fisc, il decreto pesce d’aprile è "un atto gravissimo e antidemocratico perché viene a colpire il pluralismo dell’informazione".E forse proprio questo è il punto. Quanto ci sta a cuore il pluralismo dell’informazione? Quanti, nel nostro Paese, hanno coscienza che più voci, anche fortemente dissonanti tra di loro, sono garanzia di libertà per tutti? Chi riesce ancora a comprendere che l’esistenza, sia pure precaria, della libera stampa è un bene per l’intera collettività, un bene anche per chi non legge e neanche guarda le figure, un bene per chi vota e chi si astiene, un bene per chi s’informa ed è impegnato e un bene anche per chi se ne frega?Questo è il punto. È un bene talmente prezioso da meritarsi perfino un modesto sostegno da parte del Parlamento e del Governo, che esistono proprio perché siamo un Paese democratico dove le idee circolano liberamente. Se alle idee togliamo il francobollo, non circolano più. E ci rimettiamo tutti. Perfino le stesse Poste. Perfino, guarda un po’, il Governo.
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