sabato 20 maggio 2017
«La crisi è ora alle spalle, c è una ripresa solida», dice il presidente della Bce Mario Draghi che in questi anni si è battuto come un leone per difendere la stabilità dell’Eurozona e favorire...
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«La crisi è ora alle spalle, c è una ripresa solida», dice il presidente della Bce Mario Draghi che in questi anni si è battuto come un leone per difendere la stabilità dell’Eurozona e favorire la ripresa. E in effetti, in questi anni, lo scudo Bce del quantitative easing ha garantito la tenuta a bada dei fenomeni speculativi destabilizzanti, favorendo anche bassi tassi. Buone notizie finalmente vien da dire, come sempre, però, c è un “ma” che ci riguarda.

Questa ripresa comporterà, infatti, la riduzione delle protezioni il che vuol dire che ogni Paese dovrà ritornare a fare forza sulle proprie capacità e questo per noi ancora una volta vuol dire fare i conti con il limite che soffoca la nostra capacità di tenere il passo della crescita degli altri, cioè il nostro megadebito pubblico. Se non avessimo questa zavorra che limita l’impiego delle risorse pubbliche, il Pil sarebbe decisamente superiore. Tutti siamo d’accordo che bisogna ridurre la pressione fiscale da cui originano molte difficoltà delle imprese, con le relative ricadute occupazionali, e impegnare più risorse per lo sviluppo, ma il problema è che i conti non ce lo permettono fintanto che saranno condizionati dalla mole di interessi da pagare sullo stock di debito cumulato con sventatezze e vere scelleratezze nei decenni addietro.

Nessun governo, di qualsiasi colore, potrà sprintare se non si alleggerisce questa palla al piede; occorre la responsabilità di una presa di coscienza collettiva. Occorre il coraggio di misure straordinarie e condivise per riportare rapidamente il debito entro limiti fisiologici. Questo è risaputo in ambito europeo, e non mancano ipotesi tecniche per aiutare i Paesi a risolvere, almeno in parte la questione con l’aiuto della Bce e senza gravare troppo sui contribuenti onesti. Ma questo comporta impegni morali e politici prima che contabili. Per ottenere sostegno e spazio di manovra occorre stabilità e “credibilità politica”. Certamente in Italia la situazione è migliorata, ma il dato non è ancora strutturale.

E molto pesano le incognite sull’esito in termini di governabilità del prossimo voto politico generale. E tuttavia proprio questo, grazie anche al risultato delle presidenziali francesi, è il momento economico e politico giusto per contribuire alla messa a punto e al rilancio del progetto europeo. È responsabilità di tutte le categorie italiane, politiche economiche e sociali spingere e cooperare in tal senso. Solo se 'pedaliamo' insieme saremo tutti salvi, in Italia e in Europa.

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