mercoledì 22 luglio 2009
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Quale sarà la politica della nuova amministrazione americana in tema di aborto? È una domanda alla quale ancora non sappiamo rispondere. Finora il fatto più significativo è stato, purtroppo, la riapertura dei fondi federali alle organizzazioni non governative che nei Paesi terzi offrono servizi legati all’aborto; finanziamenti che le precedenti amministrazioni repubblicane avevano bloccato. E a pochi giorni dalla storica promessa del presidente Obama, fatta direttamente a Benedetto XVI, di un impegno personale per ridurre il numero di aborti negli Stati Uniti, ecco di nuovo messaggi di segno opposto, che sollevano dubbi e perplessità. Il direttore del bilancio della Casa Bianca Peter Orszag, intervistato, non ha escluso che, nell’ambito della riforma della sanità americana che si va delineando, si possa mettere a disposizione denaro pubblico per effettuare aborti. Un’espressione soft, quella usata dall’alto funzionario, che però non va sottovalutata nelle sue possibili conseguenze: come ben sanno i politici americani pro-life repubblicani e democratici che in queste ore hanno reagito prontamente alla notizia. Se le norme della futura riforma sanitaria non dichiarassero esplicitamente l’esclusione dell’uso del denaro pubblico per pratiche abortive, si aprirebbero infatti spazi concreti per un suo possibile utilizzo in questo delicatissimo settore. In altre parole, sul tema dei finanziamenti all’aborto è necessaria una normativa chiara che non lasci spazio ad ambiguità interpretative, per evitare che all’interno del Congresso e nell’opinione pubblica americana si apra uno scontro frontale, inevitabilmente durissimo e lacerante. Che piaccia o no, storicamente quello delle politiche sull’aborto è sempre stato uno dei biglietti da visita più significativi e caratterizzanti per l’amministrazione americana. E se è evidente che i toni si accendono sempre, e gli scontri sono aspri quando si parla di guerra al terrorismo, di conflitti fra Stati o di corsa agli armamenti (quando si parla di vita e di morte di esseri umani, insomma), è altrettanto evidente che nell’affrontare ciascuno di questi temi la politica riesce spesso a trovare la sfumatura, il compromesso, o quanto meno, la circostanza eccezionale che può giustificarne il ricorso.Anche sulle nuove sfide poste dalla tecnoscienza e dalla ricerca scientifica, il confronto è più articolato: le neuroscienze o la genetica, per esempio, aprono nuovi scenari estremamente complessi e pongono problemi a diversi livelli, che difficilmente creano fronti compatti nell’opinione pubblica e nella politica. Quella della legalizzazione dell’aborto, invece, è la ferita sempre aperta che nessun compromesso riesce a sanare, e non solo per i credenti, per i quali l’aborto non può essere una necessità, e tantomeno un diritto insindacabile. Politicamente parlando, l’approccio proposto nell’incontro con il Papa, e cioè lavorare per ridurre il numero degli aborti, sembra essere l’unica strada percorribile insieme, per ora. Aprire ai finanziamenti pubblici per gli aborti, però, non andrebbe nella direzione promessa. La riforma sanitaria americana seguirà inevitabilmente un suo percorso politico e amministrativo, che coinvolge numerosi soggetti e avrà sicuramente punti più o meno condivisi, più o meno voluti dalla stessa Presidenza. Ma sulla questione dell’aborto ci si aspetta qualcosa di più, anche una posizione personale più chiara di Obama. Anche noi vogliamo poter continuare a fidarci della sua parola.
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