Il gesto vero di papa
Francesco nella visita a Lampedusa ci dà l’occasione, ancora una
volta, di riflettere sul fenomeno insieme triste e creativo delle
migrazioni dei popoli. L’uomo da sempre è in cammino per scelta o per
necessità su questa Terra che è ovunque la sua casa.
Spostandosi lascia tracce, costruisce incontri, dà vita a culture e
civiltà. E civiltà non è pensiero solitario, ma confronto dialettico,
per sua stessa natura creativo. Alcuni luoghi, "crocevia"
naturali, si sono trasformati più facilmente di altri in spazi di
civiltà. Basti pensare alle città storicamente più longeve, costruite
sull’ansa di un fiume, nel luogo di meno arduo passaggio di una catena
di monti, al centro di una vasta pianura o sulle riviere più abbordabili
del mare o di un lago: si capisce in tutta evidenza da cosa sia
scaturita la predisposizione naturale a diventare luogo di incontro e ad
acquistare una centralità magari insperata. Sono nate così le grandi
capitali del passato e nascono così le grandi aggregazioni urbane di
oggi: Roma, Milano, Costantinopoli, Parigi, Londra, New York...
Costruzioni di mattoni vivi, prima che di pietra, di uomini e di donne
capaci di dare un afflato creativo anche alla terra più arida. Costruire
insieme ha ovviamente anche dei costi. Costi che a una luce
meno angusta di quella che illumina solo l’immediato, si rivela come
l’investimento più grande che un popolo può fare. La storia mostra
continuamente a chi la vuole leggere con attenzione, come i costi di una
breve stagione possono trasformarsi in vantaggi competitivi, per anni e
anni. Da questo punto di vista che cos’è l’Italia se non un lungo ponte
proteso in quel Mar Mediterraneo che non ha mai smesso d’essere uno dei
più rilevanti baricentri d’incontro tra nord e sud del mondo, tra est e
ovest? Che cos’è questa Penisola se non il cuore vivo di una culla di
civiltà, obbligata dal destino a farsi carico, ma anche a fruire del
vantaggio un melting pot
millenario? Perché non ci chiediamo mai da dove viene questa cultura,
impressa nei cuori prima che nei marmi e nei sassi, che fa di tutto il
nostro Paese una della meraviglie del mondo? E da dove viene un gusto
del bello che si trasfonde in una sacralità naturale alla quale ci
abbeveriamo ogni giorno e della quale l’Italia è testimone nel mondo? Si
tratta del distillato di un’antica propensione all’incontro, della
capacità di riconoscere come valore un meticciato culturale – ebbene sì – che oggi ci permette di seminare spore di bellezza
ovunque. Ed è valore, questo, che ci viene riconosciuto e che ha un
risvolto economico enorme. Oggi siamo di fronte a una grande sfida:
quella di renderci consapevoli di vivere su quel 'ponte' sospeso tra due
continenti gemelli, Europa e Africa, che sono obbligati dagli eventi a
crescere (o morire) insieme. È un grave problema, ma anche la radice di
un grande vantaggio competitivo spendibile certamente non nell’angusto
tempo di una generazione. I vantaggi anche economici delle grandi
migrazioni verranno certamente, come è stato nell’Europa antica ed è
nell’America moderna, vantaggi economici preziosi per le prossime
generazioni e che vanno fin d’ora individuati e fatti sbocciare per non
abbandonarli ai biechi calcoli dei nuovi negrieri.
Più dei vari movimenti locali che si contendono il potere, a decidere del futuro politico di Damasco saranno le potenze che in passato hanno usato il Paese quale arena per combattersi a distanza
L’attuale sovraffollamento carcerario è la principale causa della disperazione che porta i detenuti a togliersi la vita. Per evitare che queste situazioni si ripetano servono misure strutturali
Più dei vari movimenti locali che si contendono il potere, a decidere del futuro politico di Damasco saranno le potenze che in passato hanno usato il Paese quale arena per combattersi a distanza
L’attuale sovraffollamento carcerario è la principale causa della disperazione che porta i detenuti a togliersi la vita. Per evitare che queste situazioni si ripetano servono misure strutturali